“A Mosca cadono bombe invisibili che annientano i sogni dei giovani”.

Lorella Fresia, insegnante di Gavi, racconta l’”apparente normalità” della capitale russa nel pieno del conflitto con l’Ucraina: “La guerra che il popolo russo non ha voluto è lontana ma la si sente sulla propria pelle”.

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“Apparente normalità”. È questo il clima che si respira a Mosca, secondo Lorella Fresia, insegnante di inglese e italiano in una scuola. La donna, originaria di Gavi, ha già avuto un’esperienza a Yakutsk, nel cuore della Siberia orientale e come tanti probabilmente non avrebbe mai pensato di vivere in un paese in guerra. Una guerra che al momento è lontana dalla capitale della Russia anche se iniziano a farsi vedere i primi segnali. “La vita a Mosca continua – racconta Lorella – sotto un’apparente coltre di normalità. Il popolo russo è estremamente razionale e non esterna i propri sentimenti, se non in ambito strettamente privato. Si va al lavoro, si portano i bambini a scuola, si va a fare la spesa. Per il momento nei negozi non scarseggiano i generi alimentari ma i prezzi stanno aumentando vertiginosamente. Si fa provvista soprattutto di quei generi d’importazione che presto spariranno dagli scaffali, come ad esempio il cibo per animali”. Lorella ricorda anche che “i negozi “grandi firme” hanno chiuso i battenti e si intravedono gli scaffali vuoti attraverso le grate. Improvvisamente centinaia di persone si sono trovate senza lavoro e il numero è sicuramente destinato ad aumentare.

Lorella Fresia con i figli, che vivono in Italia

La guerra che il popolo russo non ha voluto e non vuole è lontana ma la si sente sulla propria pelle. Ieri una mia alunna riusciva a stento a trattenere le lacrime mentre mi raccontava che da giorni non poteva comunicare con la nonna in Ucraina”. L’insegnante gaviese, per descrivere al meglio la situazione, riporta le parole di Tatyana Yang, affermata pittrice moscovita; “Niente è come prima e non lo sarà nell’immediato futuro. Anche quando finalmente la pace arriverà non tutte le sanzioni saranno eliminate e la povertà è dietro la porta. E’ una catastrofe. Non possiamo pronunciare le parole “pace” e “guerra” (si tratta di missione) senza rischiare l’arresto. E’ una situazione che sembra uscita dai libri di Kafka. Nelle due grandi città della Russia, Mosca e San Pietroburgo, si vive all’occidentale e sarà molto difficile abituarsi alla nuova condizione. In tanti sono scappati. Tra loro molti giovani impauriti che sono scesi nelle strade a manifestare e molti ragazzi che hanno avuto paura di essere arruolati”. Lorella si chiede: “Come potranno farcela questi ragazzi all’estero dove essere russo adesso è una colpa e fanno fatica a trovare una stanza in affitto?. Scappano da un nemico per trovarsene di fronte un altro. Condivido ancora il pensiero di Tatyana Yang rispetto alla russofobia in Europa: “ Vedo lo stesso cinismo di propaganda. Esattamente lo stesso. E mi fa molto male. Da entrambe le parti si assorbe tutto quello che passa in tv. La colpa non sta da una parte sola. Non dimentichiamoci del Donbass dove si combatte da 8 anni“”.

Lorella Fresia a Mosca

A Mosca, ricorda ancora Lorella, “non cadono bombe che uccidono, cadono bombe invisibili che annientano i sogni e le speranze della nuova generazione cresciuta indossando jeans, mangiando hamburgers e patatine con un telefono americano in mano, sempre connessi. Hanno studiato l’inglese perché viaggiavano e volevano studiare all’estero. Tutto finito. Non hanno la minima idea di cosa significasse vivere in Unione Sovietica”. L’Italia è stata inserita tra i nemici della Russia. “Una cosa inimmaginabile fino a pochi giorni fa. C’è un piccolo pezzo di Italia in ogni angolo della città. Conoscono i nostri film, cantano le nostre canzoni e in tantissimi studiano la nostra lingua. L’amore che i russi hanno per il nostro Paese e per la sua cultura non credo possa sparire dall’oggi al domani, nonostante questi tragici eventi. Non ho subito nessun tipo di ritorsione e non ho alcun timore di subirne in quanto italiana. Il popolo russo è pur sempre quello che ha salvato dal congelamento molti soldati italiani venuti qui a fare la guerra. Ieri i miei studenti di italiano mi hanno detto: “Ti prego! Non ci abbandonare!!!”. Me l’hanno detto in italiano”.