L'area di cascina Borio allagata nel 2020 prima dell'eliminazione dell'acqua da parte della Riccoboni

L’ex cava di cascina Borio, a Sezzadio, dove la Riccoboni sta allestendo la discarica di rifiuti, è stata allagata per mesi: era acqua piovana o acqua arrivata dalla falda sottostante, messa a rischio dall’ammasso da 1,7 milioni di metri cubi? Il tribunale di Alessandria non ha voluto dirimere la questione e ora sarà il ministero dell’Ambiente a essere chiamato in causa. L’area, come è noto, si trova proprio sopra la falda che alimenta gli acquedotti dell’Acquese e sull’autorizzazione alla discarica, rilasciata dalla Provincia sin dal 2016, sono in corso fior di contenziosi. Il conferimento dei rifiuti, a oggi, è bloccato dal parere negativo della Commissione paesaggistica alla circonvallazione di Sezzadio, voluta dalla Riccoboni e dalla Provincia. Basta l’ok al progetto e i camion possono iniziare a portare i rifiuti. Intanto, però, nella primavera-estate del 2019 nell’area della ex cava si scopre la presenza di acqua. Il Comune segnala la situazione ai carabinieri, i quali avvertono la Provincia. I tecnici di palazzo Ghilini fanno un sopralluogo ma sostengono che si tratta di acqua piovana: “Si esclude che possa essere acqua di falda”, scrivono nero su bianco nella loro relazione.

Specchi d’acqua nella ex cava

Lo stesso sostiene l’Arpa dopo un intervento avvenuto nel settembre dello stesso anno: “Dall’analisi dei dati riscontrati, si può affermare che gli specchi d’acqua presenti sul fondo della vasca non siano costituiti da affioramenti superficiali della falda freatica”. Tutto risolto, quindi? Macchè. In autunno e nei mesi successivi la situazione si ripresenta con l’alluvione. Intanto, il Comune incarica un geologo, Giovanni Marco Bosetti, per la “verifica dei dati idrogeologici relativi alla falda acquifera superficiale prodotti nel corso delle procedure autorizzative e delle recenti verifiche in corso d’opera” relative alla futura discarica. Deve verificare se le prescrizioni imposte alla Riccoboni a tutela della falda siano state rispettate. L’attività estrattiva precedente, sostiene il geologo, può aver intaccato la falda e, soprattutto, i controlli previsti nell’autorizzazione rilasciata alla Riccoboni “a oggi non risultano effettuati”, almeno non con la cadenza indicata. Secondo il geologo, “si ritiene che il ridottissimo periodo di monitoraggio, compreso tra il mese di aprile 2011 ed il mese di ottobre 2011, e la distribuzione dei piezometri utilizzati per la definizione delle previsioni di “Progetto Definitivo” relative ai sistemi di impermeabilizzazione di fondo, ad oggi, non permetta di escludere la presenza, locale o diffusa, di risalite della falda acquifera superficiale, nel tempo, potenzialmente interferenti con il sistema di impermeabilizzazione di fondo della discarica”.

Una manifestazione contro la discarica

L’acqua della falda può arrivare in superficie, per questo il Comune, a febbraio, segnala nuovamente la presenza di anomali laghi a cascina Borio alla Provincia. “L’acqua era lì ormai da mesi mentre altrove era stata assorbita dal terreno – dice il consigliere comunale Maurizio Daniele -. Da Alessandria ci dicono che, dopo aver chiesto chiarimenti alla Riccoboni, non ritengono di dover intervenire”. La Riccoboni svuota l’ex cava e sposta l’acqua prima in un lago artificiale dentro la futura discarica, poi la smaltisce in un rio. A questo punto, l’amministrazione comunale decide di rivolgersi al tribunale insieme ad alcuni cittadini per chiedere un accertamento tecnico: si richiede che il giudice nomini un perito per stabilire cosa stia succedendo a cascina Borio. Il mese scorso, il giudice accoglie però l’istanza sollevata dalla Riccoboni, che per altro aveva ribattuto tecnicamente a tutte le osservazioni del Comune: il ricorso è inammissibile poiché “non viene dedotto alcun danno attuale derivante dall’inquinamento della falda freatica ma solo il rischio che esso si verifichi sulla base non di una valutazione tecnica fondata su dati certi, ma sulla presunta omessa comunicazione o disposizione di dati circa la congruità al progetto dell’opera autorizzata”. Il giudice quindi non nomina alcun perito per stabilire se l’acqua provenga dalla falda o meno. Nel frattempo, l’allestimento della discarica prosegue. “Temiamo – dice Daniele – che i rifiuti possano addirittura finire non sopra ma addirittura dentro la falda superficiale vista la profondità della ex cava. La falda riteniamo si sia alzata con l’ultima alluvione. Per questo, chiederemo che sia il ministero dell’Ambiente a valutare la situazione di cascina Borio”.