Dino Bianchi, ex presidente delle Aree protette dell’Appennino Piemontese e già vicesindaco di Bosio, si è spento ieri, 31 ottobre, a causa di una grave malattia. Era nato a San Cristoforo nel 1953 da una famiglia di falegnami. Sindacalista della Cgil, nel 2014 si era candidato alle elezioni amministrative del suo paese ed era stato nominato vice del sindaco Stefano Persano. L’anno dopo era diventato presidente dell’allora Parco Capanne di Marcarolo, negli anni in cui la Regione aveva deciso di modificare la legge regionale sui Parchi procedendo anche alla fusione tra gli enti. Bianchi riuscì a evitare che l’area protetta venisse inglobata dal Parco del Po e ottenne la creazione delle Aree protette dell’Appennino Piemontese, comprendenti il Parco Capanne, la riserva del Neirone, molti siti di importanza comunitaria dall’Acquese alla Val Borbera, dove promosse, insieme al Comune di Carrega, la creazione del Parco dell’alta Val Borbera.

L’ex asilo di Bosio, diventato sede delle Aree protette dell’Appennino Piemontese

In totale, non più sei Comuni interessati ma ventotto. Durante i suoi cinque anni di mandato le Aree protette hanno ottenuto notevoli finanziamenti dalla Regione, compresi quelli per ristrutturare l’ex asilo San Giovanni Bosco di Bosio per creare la nuova sede dell’ente, salvando l’edificio dall’abbandono. Nel 2019 era pronto a un secondo mandato da presidente ma buona parte dei sindaci non lo ha sostenuto, anche per via della vicenda dell’impianto eolico del monte Poggio a Fraconalto, osteggiato dal Parco per tutelare, come prevede la normativa regionale, la rotta migratoria tra Mar Ligure e Italia Settentrionale. “Una persona aperta alle nuove idee – dice Mario Bavastro (Legambiente val Lemme), già consigliere del Parco tra il 2015 e il 2019 -, sempre pronto ad ascoltare, in grado di difendere il territorio e il Parco dal possibile accorpamento con il Parco del Po”.