Addio a Stefano Bellotti, l’imprenditore “visionario”

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Stefano Bellotti

Il territorio del Novese e il mondo dell’ imprenditoria agricola sono in lutto per la scomparsa di Stefano Bellotti, pioniere della biodinamica. Uomo di immensa cultura, capace di trasformare una piccola azienda vitivinicola (soprattutto Dolcetto e Cortese) in una grande realtà che ha fatto crescere un intero territorio.

È scomparso ieri sera, dopo aver lottato strenuamente e con ferma determinazione per un paio d’anni, contro una lunga malattia. È mancato durante la vendemmia nella sua tenuta, la Cascina degli Ulivi in strada Mazzola a Novi Ligure. Nella sua terra.

Cascina degli Ulivi appartiene alla famiglia Bellotti dal 1930 e Stefano ha deciso di vivere qui a contatto con la terra, nel silenzio e nella straordinaria bellezza di questa campagna. Così viene ricordato nel libro “Filosofia e prassi del vino naturale – Ritorno ai vini naturali” di Paolo Quintavalla con contributi di: Stefano Bellotti, Camillo Donati, Corrado Dottori, Elisabetta Foradori: “Ho iniziato a occuparmi di agricoltura nel 1977, a 18 anni, riprendendo la piccola azienda di famiglia dove era rimasto non più di un ettaro di vigna e – con l’aiuto e l’insegnamento di un anziano vicino, analfabeta ma appassionato e competente, Pietro Toccalino – ho iniziato a vinificare senza enologia. Anche se provengo da una famiglia genovese, sono cresciuto ad Acqui Terme, che era una cittadina totalmente agricola negli anni Sessanta. Uscivo di casa e mia madre mi mandava a prendere il latte in una cascina che oggi è totalmente in città. Allora era appena fuori casa. Mio padre era medico ed aveva una passione, comunque, per la campagna. Ha approfittato di essere stato assunto dall’ospedale di Acqui e la prima cosa che ha fatto è stata di prendersi un orto da coltivare. Quando usciva dall’ospedale passava il suo tempo là, in campagna e ci si andava a piedi o in bicicletta. Dove c’erano le campagne, adesso ci sono i supermercati e i centri commerciali. La mia prima vendemmia, quella esclusivamente mia, sempre con l’aiuto di Pietro Toccalino, ma gestita da me e che era diventata una cosa mia, l’ho fatta poi nel 1975. Avevo allora 17 anni. Quest’anno sono quaranta una le vendemmie della mia vita. Allora avevamo un ettaro di vigna, con Barbera, Dolcetto che vinificavamo separatamente, e un po’ di Cortese. I primi anni, siccome mi avevano spaventato con il dirmi che fare il vino bianco era troppo difficile, vendevo le uve a bacca bianca e facevo solo il rosso. Più tardi ho fatto anche il bianco.”

L’inizio dell’attività lo ha visto protagonista a Palazzo Cheirasca, in Val Lemme, insieme a Francesco Panella, grande apicultore del territorio e a livello nazionale.

Con il suo essere un contadino, ferocemente e ironicamente contrario al pensiero dominante, agli equilibri di potere, alle burocrazie assurde. Un uomo che è stato l’anima di Cascina degli Ulivi, ma anche del movimento biodinamico.

Ha trasformato i suoi vini in questa direzione già nel 1984 e poi è diventato il presidente della sezione italiana di Renaissance des Appellations. Ha condotto battaglie picaresche, contro quegli apparati burocratici e di potere che odiano l’indipendenza di pensiero, il vivere e produrre fuori dagli schemi decisi dall’alto. E’ stato sempre paradossale, sorprendente, ribelle, diverso. Era stato uno degli “eroi” di Jonathan Nossiter nel film Resistenza naturale.

Silvia Stefini, di 1701 Franciacorta, che con lui ha condiviso le avventure e le battaglie dentro Renaissance, lo ricorda così: “Una persona speciale, contadino illuminato e visionario, uomo di estrema sensibilità. Maestro e poi amico, il suo lavoro e la sua generosità hanno ispirato tutti noi. Gli dobbiamo un’eredità preziosa da portare avanti con rispetto e grande orgoglio. Siamo pieni di dolore ma sappiamo che sarà sempre con noi, nei nostri cuori, nelle nostre mani e nella sua amata terra. Ciao Stefano, un grande privilegio aver condiviso con te un pezzo di vita”.