Il 29 luglio se n’è andata una delle ultime testimoni dell’eccidio della Benedicta. Anna Ponte aveva cento anni e custodiva la memoria di quei terribili giorni. Anna abitava alla cascina Porassa, a Capanne di Marcarolo (Bosio). Nel marzo del 1944, verso San Giuseppe, voleva fare un regalo ai partigiani della cascina Menta. Come ricordano dall’associazione Memoria della Benedicta, fece un certo numero di sfoglie per fare le tagliatelle. A causa di una spiata, lei e i suoi due fratelli furono catturati e portati alla Casa dello Studente di Genova, allora sede della Gestapo nazista e luogo di tortura. Anna raccontò di non essere stata torturata, ma comunque fu costretta a stare per 5 giorni in piedi, in una stretta cella al freddo; poi fu trasferita al carcere di Marassi per altri 54 giorni di prigionia.

Anna Ponte alla Benedicta

“Anche fare le tagliatelle per i partigiani era considerato un atto sovversivo e banditesco dai nazifascisti. Invece proprio grazie a queste forme di resistenza, anche femminile, il popolo italiano ha ritrovato la sua dignità”, spiegano dall’associazione. Come amava ricordare don Gian Piero Armano, che di Anna Ponte fu amico fraterno, “la Resistenza è stata un’esperienza di popolo, fatta in tanti modi diversi“. Nell’aprile di due anni fa, proprio alla Casa dello Studente di Genova, si organizzò una mostra dedicata ad Anna Ponte intitolata “Anna Ponte, dalla Benedicta alla Casa dello Studente di Genova, in nome della Libertà”, grazie alla collaborazione dell’Associazione Memoria della Benedicta, con il Centro di Documentazione Logos, che gestisce il Museo della Resistenza Europea e le sezioni provinciali ANPI di Alessandria e Genova. L’ultima saluto ad Anna sarà domani a Isoverde, frazione di Campomorone, dove viveva. La sua storia è stata raccontata alcuni anni fa nel libro “Due storie partigiane”, di Gianni Repetto.