Si saprà il prossimo 16 aprile se l’ex vicesindaco di Gavi, Nicoletta Albano, l’ex segretaria comunale Giovanna Sutera, il capo dell’ufficio tecnico Pierpaolo Bagnasco e l’ex consigliere comunale di maggioranza, Eugenio Rabbia dovranno essere processati in merito alla vicenda delle dimissioni rivolta a fine 2019 all’allora sindaco Rita Semino. Quel giorno il giudice per l’udienza preliminare (gup) valuterà la richiesta della Procura della Repubblica di rinviare a giudizio i quattro: Albano per falso in atto pubblico e concussione, poiché, secondo l’accusa, ha imposto, con un ricatto, alla Semino di dimettersi per evitare guai sul posto di lavoro alla nipote del primo cittadino; gli altri tre per altre ipotesi di reato per il loro ruolo nella vicenda. Tutti, ovviamente, respingono ogni addebito mentre la Procura ritiene che in quei giorni convulsi di fine 2019 siano stati commessi reati ai danni della Semino, soprattutto in base alle registrazioni del colloquio avvenuto il 29 dicembre 2019 in municipio tra la donna, accompagnata dalla figlia e dalla nipote, e Albano. Quest’ultima puntava a riportare Gavi al voto nella primavera 2020 per riprendersi la fascia di primo cittadino.

Il sindaco di Gavi, Rita Semino
Rita Semino

Il motivo dell’urgenza di andare alle urne un anno prima della scadenza del mandato non è mai stato del tutto chiarito. Albano, nella famosa lettera diffusa in paese durante le elezioni, ha accusato Semino di trattative con l’opposizione, definendola “traditrice”, senza mai ottenere repliche dalla controparte. Semino fu costretta a firmare le dimissioni che non vennero ufficializzate poiché, a gennaio 2020, venne organizzato il blitz dei carabinieri con la perquisizione del Comune e dell’abitazione della Albano, Villa Fernanda. Episodio al quale seguirono le dimissioni in massa della maggioranza per far decadere la Semino. A febbraio l’arrivo del commissario prefettizio Maria Clara Callegari, che iniziò a rivoltare come un calzino il municipio in collaborazione con la Procura e l’Arma, fino alle ulteriori indagini per peculato ai danni della Albano emerse a fine estate, con l’accusa di peculato per aver utilizzato i soldi dei gaviesi per pagare viaggi all’estero, zanzariere, cibo per cani, avvocati per farsi difendere in procedimenti penali e altro. Sequestrati all’ex consigliere regionale in due occasioni prima 33 mila e poi 48 mila euro. Contro Albano e probabilmente anche contro gli altri imputati, in caso di rinvio a giudizio, si costituiranno sia la Semino che il Comune di Gavi.