Se non firmi tua nipote perde il posto”. Sono queste, in sostanza, le parole che l’allora vicesindaco di Gavi, Nicoletta Albano, pronunciò il 29 dicembre nei confronti del sindaco Rita Semino. Parole minacciose che quest’ultima, con l’aiuto dei suoi familiari, è riuscita a registrare e a portare all’attenzione della magistratura, che ha quindi indagato la Albano per concussione. Quel giorno, Semino fu convocata in municipio dalla “zarina”: il sindaco sapeva che doveva essere una resa dei conti. Da tempo le veniva richiesto di abbandonare la fascia tricolore, non si sa se per gelosia, data la sua popolarità, o per calcoli politici legati a chissà quali progetti che la Semino, in teoria, avrebbe ostacolato. Albano, secondo quanto emerso, non andava per il sottile, ricattando il primo cittadino da settimane: o firmava le dimissioni oppure la nipote avrebbe perso il suo posto di lavoro in una nota catena di supermercati. Un discorso grave, ancor più se pronunciato da un pubblico ufficiale. La Semino, nel frattempo rimasta vedova, si era quindi rivolta ai carabinieri, che nelle settimane precedenti il 29 dicembre avevano messo sotto controllo i telefoni della Albano e dei suoi “sodali”, in particolare il capo dell’ufficio tecnico Pier Paolo Bagnasco e il segretario comunale, Giovanna Sutera. Avevano così scoperto che Albano aveva già tentato di prendere un appuntamento con un responsabile della catena dei supermercati, evidentemente per fare pressioni sulla nipote della Semino.

Il giuramento come sindaco di Rita Semino, nel 2016.

Il 28 dicembre, oltretutto, Semino aveva partecipato allo scoprimento della targa in ricordo della famiglia Morasso, in via Voltaggio, “armata” di fascia tricolore, scatenando ancora di più le ire della Albano per la visibilità di quella che ormai era la sua rivale. Infatti, l’evento fu un successo. Proprio in quell’occasione emerse che il giorno dopo il sindaco sarebbe stata convocata dalla sua vice per le dimissioni. A diverse persone assicurò di non voler firmare nulla ma quella domenica pomeriggio, invece, firmò, lasciando intendere di essere stata costretta ma a quasi nessuno rivelò di aver registrato tutto insieme alla figlia e alla nipote stessa, presenti all’incontro con Albano. Il 30 dicembre si svolse la seduta del Consiglio comunale alla quale presero parte due carabinieri in borghese, venuti ad ascoltare eventuali dichiarazioni su quanto avvenuto il giorno prima. Come è noto, rispondendo all’opposizione sulle dimissioni forzate della Semino, Albano disse: “Sono solo illazioni da bar”. Lasciò quindi repentinamente la sala. Il 22 gennaio i carabinieri trovarono poi in municipio il foglio delle dimissioni firmato dalla Semino, ulteriore prova della concussione. Ora si attende il parere del giudice per l’udienza preliminare sula richiesta di rinvio a giudizio per Albano (concussione), per Bagnasco, per il consigliere Eugenio Rabbia e la Sutera, tutti indagati per falso. L’ex segretaria deve rispondere anche di favoreggiamento.