Bailo: “Adesso grazie alla grammatica il dialetto diventa “lingua dialettale”

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Il notaio Gianluigi Bailo e la professoressa Anna Paola Repetto

Proprio stamattina (ieri, ndr) una gentile signora, la professoressa Maria Paola Repetto, sulla base di quella che chiamo “provocazione”, mia e del gruppo che abbiamo chiamato “A sa faismu duu parole” (”Facciamo due parole tra noi, ndr) dedicato alla riscoperta del dialetto novese, mi ha portato la prima stesura della grammatica del dialetto novese. Per cui, avendo adesso a disposizione sia il dizionario “Magenta” che la grammatica, possediamo gli elementi per poter insegnare veramente il dialetto come una lingua, anche nelle scuole. Possiamo sostenere, a ragione, che con questi strumenti di studio il dialetto novese diventi ora lingua dialettale”-.

È raggiante il notaio Gianluigi Bailo, uno degli ultimi grandi fautori del dialetto novese che, grazie a lui, sta conoscendo una considerevole fase evolutiva. Persino bambini asiatici, africani e mitteleuropei, stanno imparando il novese e addirittura già lo parlano, grazie alle lezioni tenute dallo stesso professionista e da alcuni suoi collaboratori nelle aule delle scuole primarie cittadine.

“L’anno scorso – spiega Bailo – gli alunni delle scuole cittadine hanno messo in scena uno spettacolo dialettale da cui abbiamo ricavato un Dvd, “Dialetu, dialetu, dialetu” che contiene una parte della commedia “Puvre ‘ntu servelu” (Polvere nel cervello) del commediografo Maurizio Barzizza, il dizionario Magenta e le poesie di Aurelio Bellocchio, Francaurelia Cabella e Gabriella Gandini.

Da almeno 2 anni si sono raccolti attorno al notaio, probabilmente gli ultimi cittadini che ancora parlano il dialetto, per riscoprirlo e riproporlo alla cittadinanza. Molti novesi, e non solo, hanno partecipato ai corsi dialettali tenuti nella Galleria Pagetto di via Girardengo, con molto entusiasmo. Tanto che, sono nate diverse iniziative spontanee come le pagine sul social network Facebook o il ritrovo settimanale mattutino al Caffé Gel di corso Italia, dove si incontrano gli irriducibili del dialetto.

“Il dialetto è – prosegue Gianluigi Bailo – secondo i migliori cultori, una lingua come quella di uno Stato senza leggi e senza esercito. Sinora anche il nostro veniva tramandato oralmente di padre in figlio ma finalmente, ora assume connotazioni didattiche. Da dove deriva? È simile al dialetto genovese perché abbiamo subito l’influenza e la dominazione ligure ma si differenzia, ad esempio, da quello della vicina Pozzolo o da Alessandria dove invece si risente della dominazione asburgica. Il mandrogno, infatti, è completamente diverso perché non ha radici nel dialetto genovese”-.

Il notaio Bailo si occupa di dialetto e costume novese da sempre. Ha pubblicato i volumi “Le ricette di donna Giuditta, “I racconti del notaio” e “Dialetu, dialetu, dialetu” sia in cartaceo che in Dvd.

“La vendita del Dvd – conclude – sempre per fini benefici come è nello spirito che anima il nostro gruppo, ha fruttato 4 mila euro, di cui 2 mila saranno consegnati ai lavoratori della Pernigotti entro maggio in occasione del concerto della big band novese BB Orchestra. Mille euro costituiranno una borsa di studio per uno studente del liceo Amaldi o dell’istituto tecnico Ciampini. Faremo un corso per una ventina di studenti, tenuto dai miei “professori” e il migliore di loro, riceverà la borsa di studio. Però tutti entreranno a far parte del nostro gruppo come docenti di dialetto novese, sull’entusiasmo delle due più tipiche frasi: quella del Giule (il noto gelataio ambulante) che recitava “Demghe na bota fieu” (Facciamo presto ragazzi) che è diventato il nostro motto e la ancor più celebre “A Nove e più lucu u souna e viulein” (a Novi il più “sciocco” suona il violino)”-.