Biodigestore: impugnata anche l’autorizzazione paesaggistica

Al Tar anche il secondo atto della Regione Liguria a favore dell'impianto previsto a Isola del Cantone, rilasciato senza che la Energa sia proprietaria dei terreni

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Isola del cantone il corteo contro l'impianto Energa
Il corteo contro l'impianto Energa nel 2017

Finisce davanti al Tar Liguria anche l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Regione Liguria alla società Energa di Genova per il biodigestore in progetto a Isola del Cantone, in località Camposaragna. Il Comune di Arquata Scrivia, che con Isola del Cantone aveva impugnato la delibera della giunta regionale ligure che a dicembre ha dato parere favorevole dal punto di vista ambientale al progetto, chiede ai giudici di annullare anche il successivo provvedimento, rilasciato addirittura senza che la società abbia a disposizione i terreni in riva allo Scrivia dove intende costruire l’impianto da 33 mila tonnellate di rifiuti da trattare per produrre biogas.

Un altro momento della manifestazione

Il legale del Comune di Arquata, Emiliano Bottazzi, ha sottolineato come, per legge, per richiedere e ottenere tale atto sia necessario essere proprietari dei terreni. Energa, invece, non ha mai prodotto alcun titolo comprovante il possesso delle aree. Oltretutto, la scorsa estate, secondo quanto diffuso dal Comune di Isola del Cantone, la società genovese aveva perso la disponibilità dell’area, ceduta dal proprietario a un altro imprenditore. Per legge, la Regione Liguria non avrebbe quindi potuto rilasciare l’autorizzazione paesaggistica, ultimo atto prima dell’ok finale al progetto, che spetta alla Città metropolitana di Genova, l’ex Provincia. La giunta Toti era già finita nell’occhio del ciclone per aver dato l’ok dal punti di vista ambientale all’impianto: gli assessori della lega Nord aveva dichiarato pubblicamente il loro voto contrario salvo poi fare il contrario.

L’autorizzazione paesaggistica è stata impugnata anche dal Comune di Isola del Cantone. Contro l’impianto hanno deliberato vari comuni alessandrini, timorosi delle conseguenze per i loro acquedotti, che pescano dallo Scrivia. Il biodigestore si trova infatti al confine tra tra Isola e Arquata e le ricadute negative dal punto di vista ambientale riguarderebbero soprattutto il Piemonte.