È la seconda volta che succede in due anni e, a questo punto, a molti abitanti della Valle Scrivia la sensazione di essere presi in giro non manca affatto. Nel 2016, gli assessori e consiglieri regionali liguri della Lega, con in testa Edoardo Rixi, si dissero del tutto contrari al biodigestore previsto a Isola del Cantone (Genova) dalla società Energa. Poi, il 31 dicembre dello stesso anno, nell’ultima seduta di giunta prima del panettone, votarono tutti a favore della Valutazione di impatto ambientale dell’impianto da 33 mila tonnellate annue di rifiuti. In sostanza, la centrale che dovrebbe produrre energia elettrica dalla fermentazione della spazzatura, dal punto di vista ambientale, si poteva fare, per i Padani e i loro colleghi di centrodestra al governo della Regione. Un voltafaccia che gli abitanti di Isola in particolare nonché di Arquata Scrivia e dei paesi piemontesi della valle, che temono l’inquinamento dello Scrivia a causa dell’impianto, si erano legati al dito. Ma non è finita. Di recente i sindaci di Isola, Giulio Assale, e di Arquata, Alberto Basso, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Genova nel quale si evidenzia come l’autorizzazione paesaggistica alla Energa sia stata rilasciata dalla Regione nonostante il proponente non avesse nella sua disponibilità i terreni indicati nel progetto, situati in località Camposaragna, al confine fra i due Comuni. L’esposto è stato inviato anche alla Città metropolitana di Genova, l’ex Provincia, che deve rilasciare l’autorizzazione finale alla Energa e che ha risposto pochi giorni fa per mano del consigliere delegato all’Ambiente Simone Ferrero, anch’egli leghista.

Da sinistra, Natale Gatto, moderatore della serata di ieri a Isola, e Simone Ferrero (Città metropolitana di Genova)

In sostanza, nella lettera inviata ai due Comuni e alla Procura, si dice che la società può espropriare i terreni trattandosi di un impianto di produzione di energia rinnovabile. Inoltre, che se l’autorizzazione paesaggistica ottenuta da Energa pur priva della titolarità dei terreni è un problema della Regione, che dovrebbe ritirare il provvedimento, in quel caso. Ieri sera, proprio a Isola, la Lega ho convocato un’assemblea pubblica dal titolo “Il biodigestore a Isola: fermiamo tutto e riflettiamo”. Parole che, leggendo la lettera della ex Provincia, sono apparse come un’altra presa in giro. Non solo: durante la serata i candidati padani al Parlamento, tra cui il presidente del Consiglio regionale ligure Francesco Bruzzone, hanno promesso tutto il loro impegno per cercare di fermare l’impianto, facendo riferimento al “buon senso”. Più morbido l’intervento di Ferrero: “Dobbiamo valutare, la situazione è molto intricata, non intendo fare promesse, dobbiamo tenere in considerazione anche l’interesse del privato”, cioè la Energa. Inevitabile, da parte degli esponenti dell’Associazione isolese ambientalista (Aia) chiedere finalmente chiarezza sulla posizione della Lega: “Già una volta avete disatteso i vostri impegni, ora la Città metropolitana, da voi governata, scrive in sostanza che è tutto perfetto e vi volete nascondere dietro il ruolo istituzionale”. Dal dibattito è emerso che i politici alla guida della Città metropolitana non dovranno votare l’autorizzazione unica alla Energa, che dovrà essere valutata solo dai tecnici, mentre in Regione i politici hanno votato eccome l’ok dal punto di vista ambientale. Quindi, gli amministratori della ex Provincia, sulla carta, potranno fare ben poco, nonostante le promesse.

Il pubblico dell’assemblea di Isola del Cantone organizzata dalla Lega

L’assessore all’Ambiente di Arquata, Stefania Pezzan ha sottolineato come la ditta abbia scritto il falso rispetto alla disponibilità delle aree, aspetto sul quale la Città metropolitana, nella sua lettera, è però rimasta in silenzio. Oltretutto, la Regione aveva demandato alla ex Provincia di stabilire se l’impianto fosse per la produzione di energia rinnovabile, per il quale è possibile espropriare le aree, oppure di trattamento rifiuti, caso in cui non scatta la pubblica utilità e quindi l’esproprio. La Città metropolitana sembra aver optato per la prima ipotesi, nonostante la Energa abbia pubblicamente dichiarato il contrario L’impressione è che, come spesso capita in questi casi, le istituzioni liguri, in evidente imbarazzo, si affidino al giudizio del Tar, al quale sono ricorsi i due Comuni. Propaganda politica a parte.