“Bosco Marengo sito nucleare a rischio: serve il deposito nazionale”

Le osservazioni di Legambiente al Programma nazionale del governo sottoscritte da decine di boschesi. L'ex Fn vicina a due aziende pericolose, troppe malattie sul territorio.

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La ex Fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo

Decine di persone hanno sottoscritto l’altra sera a Bosco Marengo le osservazioni di Legambiente al Programma nazionale per il nucleare, pubblicato dal governo il 15 luglio. Una sorta di piano regolatore di tutti i siti nucleari italiani in vista della creazione del deposito nazionale, annunciato da tempo: si deve decidere dove farlo grazie a questo Programma. Stavolta, l’Unione europea ha minacciato l’Italia con sanzioni e denunce alla Corte europea di giustizia, così l’esecutivo, in fretta e furia (le osservazioni vanno depositate il 13 settembre), ha annunciato l’approvazione del Programma entro fine anno e la realizzazione del deposito nazionale entro il 2024. Dopo lo stop al nucleare del 1987 per le centrali e gli altri siti, con tempi lunghissimi, è partito lo smantellamento, affidato alla società pubblica Sogin.

Un momento dell’assemblea di Bosco Marengo sul nucleare

I materiali e i rifiuti nucleari italiani al 95% sono in Piemonte, concentrati tra Saluggia, Trino Vercellese, Tortona (nella ex Campoverde, in città) e a Bosco Marengo, nella ex Fabbricazioni nucleari (Fn), dove si produceva combustibile per le centrali. Se il Programma parla del sito di deposito nazionale pronto entro il 2024, la Sogin, come è stato detto nell’assemblea boschese organizzata da Legambiente, nel frattempo, per Bosco, vuole costruire un deposito temporaneo. “Il rischio – ha detto Gian Piero Godio, storico esponente dell’associazione – è che tanti siti diventino in realtà deposito definitivo di sè stessi, con un aumento del rischio sparso sul territorio. Un’ipotesi sconsigliata dalla Commissione nazionale per il nucleare”. Se gli impianti di Saluggia e Trino sono pericolosi poiché vicino ai fiumi e quindi a rischio allagamento, Bosco non è da meno: è vicino a due aziende chimiche a rischio di incidente rilevante, la Poliresin e la Metlac. In caso di esplosioni sarebbero guai in presenza di materiale nucleare. Inoltre, la falda acquifera sottostante può essere inquinata dalla presenza dei rifiuti nucleari e il sito si trova in un’area catalogata con rischio sismico intermedio. Situazioni evidenziate nelle osservazioni al Programma nazionale. A testimonianza del pericolo che corre il territorio a causa della ex Fn, il Comune ogni anno percepisce dallo stato 150 mila euro, cifre inferiori vanno ai comuni confinanti.

Per risolvere questa e altre situazioni in Italia serve appunto un deposito unico: “Dal Programma dipende se i rifiuti resteranno a Bosco Marengo, a Saluggia e Trino – ha detto Umberto Lorini, del comitato di vigilanza sul nucleare – oppure no. I soldi che Sogin vuole impiegare per fare l’inutile, a questo punto, deposito temporaneo vengano impiegati per il trasloco dei rifiuti nucleari nel futuro sito unico nazionale”. Per l’ex Fn, oltretutto, il materiale da qualche anno si trova a Roma, presso l’azienda Nucleco, per il cosiddetto riprocessamento. “Come ha chiesto il Comune di Alessandria nel 2013 – ha detto ancora Godio – non ha senso correre il pericolo di riportare i rifiuti a Bosco: restino dove sono in attesa del deposito nazionale”. Anche perché il territorio boschese sta già pagando parecchio in termini di salute della popolazione. Secondo l’Istituto superiore di sanità, “la mortalità generale risulta in eccesso, rispetto alla popolazione regionale, così come la mortalità per le malattie del sistema circolatorio. Tra le patologie con una evidenza sufficiente o limitata di associazione con esposizioni a radiazioni ionizzanti, sono in eccesso il tumore della tiroide e al polmone, così come il tumore dell’utero”. Stessa situazione per la mortalità per la malattia di Hodgkin”. Se dovesse succedere un incidente nel sito della ex Fn, cosa prevede il piano di protezione civile del Comune? Legambiente ha estratto alcune parti dal sito web dell’ente: “Indica la presenza di un presidio militare, che non c’è, c’è scritto un numero telefonico sbagliato e soprattutto il piano dice che se succede qualcosa “intervengono da Roma”. Meglio non commentare…”.