Finisce, per ora, la travagliata storia della Cantina di montagna di Lerma o Centro di vinificazione collettiva Alto Monferrato Ovadese, che dir si voglia. Una vicenda cominciata quindici anni fa, con la costituzione della società omonima, all’epoca costituita per il 63% dalla Comunità Montana Alta Val Lemme Alto Ovadese e per la restante parte dai Comuni di Lerma (10%), Tagliolo Monferrato (10%), Mornese (7%), Casaleggio Boiro (5%), Carrosio (2%), Bosio (1%), Fraconalto (1%) e Voltaggio (1%). Una società interamente pubblica, che ora non ha più ragione di esistere in base alla legge Madia e che è stata posta in liquidazione. Dallo scorso anno la quota di maggioranza della Alto Monferrato Ovadese era passato all’Unione montana Dal Tobbio al Colma. La cantina, costruita interamente con fondi pubblici, ora è chiusa, e i liquidatori, nominati dal commissario regionale della Comunità montana (Stefano Persano, Giorgio Marenco e lo stesso Franco Ravera, sindaci rispettivamente di Bosio, Tagliolo e Belforte), stanno cercando un acquirente per la società che possa far riprendere l’attività nell’edificio costruito in località Bonelle, tra Lerma e Casaleggio Boiro.

La cantina di Lerma

L’obiettivo originario era evitare che le uve pregiate del territorio finissero nei mercati del commercio vitivinicolo di altre zone, rischiando di essere sottopagate, fornendo un supporto alle aziende agricole non attrezzate per la vinificazione e l’imbottigliamento. Un obiettivo, in sostanza, fallito e, addirittura, molti dei conferitori delle uve fino a poco tempo fa attendevano ancora i loro soldi. Per altro, i viticoltori non erano neppure soci. La Cantina, per poter tirare avanti, ha dovuto chiedere fior di prestiti alle banche. Debiti su debiti e ora i liquidatori puntano sui privati . “Stiamo cercando – dice Ravera, che è anche presidente dell’Unione montana – un imprenditore che rilevi l’attività e ci sono interlocutori dell’area di Alba interessati a valutare di riaprire la cantina. L’edificio resterà di proprietà dell’Unione”. A dicembre, l’Unione montana ha stipulato una convenzione con uno dei due ex dipendenti della cantina, rimasti entrambi senza lavoro, per svolgere le ultime incombenze in vista della liquidazione e per evitare l’abbandono dell’edificio, dove all’epoca, secondo la delibera, era ancora custodito del vino pronti per la vendita. Ora il vino, secondo Ravera, è stato tutto venduto. Sui bilanci della società Alto Monferrato Ovadese sono già stati espressi dubbi. Lo scorso autunno, a Voltaggio, durante una seduta del Consiglio comunale, il sindaco Michele Bisio aveva parlato di “sopravvalutazione delle riserve di vino” nei conti della cantina.