Le associazioni animaliste illustreranno alla Provincia le loro proposte alternative al piano straordinario di abbattimento da mille caprioli. Rifugio Miletta di Novara e Animal Law, che hanno raccolto oltre 70 mila firme contro la proposta dell’amministrazione provinciale, saranno ricevute lunedì, alle 12,45, a palazzo Ghilini, ad Alessandria. Il 20 novembre si era svolto nella stessa sede un tavolo tra Provincia, Regione, associazioni agricole e venatorie per valutare la situazione dei danni creati dalla fauna selvatica alle coltivazioni. Le associazioni animaliste non erano state invitate e avevano quindi accusato la Provincia di non voler dialogare sul tema. Nei giorni scorsi c’è stata un’apertura in tal senso. “Lunedì – spiegano dall’associazione Rifugio Miletta – saremo ad Alessandria per spiegare le nostre proposte alternative al piano di abbattimento. Verranno illustrate non da noi ma da esperti etologi. È la stessa legge nazionale, la 157, a prevedere interventi del genere, non cruenti, prima di arrivare all’abbattimento delle specie animali. I metodi, per altro, sono già stati applicati con successo in altre regioni”. L’associazione al momento non anticipa quali saranno le proposte ma va tenuto conto che il piano straordinario è già al vaglio dell’Ispra, l’istituto superiore per la ricerca ambientale, che ha chiesto alla Provincia chiarimenti rispetto al piano stesso.

Massimo Campora

Alcuni metodi alternativi all’abbattimento esistono e possono essere efficaci ma servono soldi. Massimo Campora da sempre studia il mondo animale ed è autore di documentari sul lupo e altre specie. “Per proteggere le coltivazioni dalla fauna selvatica – spiega – si possono installare recinzioni elettrificate oppure utilizzare dissuasori acustici. E’ stata sperimentata anche la diffusione di sostanze odorigene. Le recinzioni, a una certa altezza e con una tensione elettrica adeguata, per i caprioli funzionano ma hanno un costo non da poco, che lo Stato risarcisce solo ai coltivatori diretti. Non altrettanto efficaci gli altri due tipi di intervento”. Secondo Campora, “i piani di abbattimento sono necessari poiché i caprioli, come i daini o i cinghiali, non si possono trasferire altrove, visto che sono diffusi ovunque e il loro proliferare incontrollato può anche causare malattie fra queste specie. La presenza di ungulati ha contribuito all’arrivo del lupo e dell’aquila reale sul nostro Appennino ma, soprattutto il primo, non basta a risolvere il problema”. Gli ungulati, ricorda Campora, sono stati portati sul territorio dall’uomo a scopo venatorio, con le conseguenze negative che tutti conoscono. L’unico aspetto positivo è appunto l’arrivo dei predatori: “Un branco di lupi può uccidere anche cento caprioli ma non basta. Servono censimenti ben fatti per capire dove sono questi animali e i piani di abbattimento devono essere ben organizzati”.