Secondo il Ministero dello sviluppo economico il 55% delle unità immobiliari del Piemonte è stato già connesso alla Banda Ultra Larga con la fibra ottica, operazione che deve essere conclusa, secondo il piano previsto, nel 2020, per coprire l’85% della popolazione con internet a 100 Mbps e tutti cittadini con connettività di almeno 30 Mbps. Sarà anche così ma ovviamente l’Appennino o buona parte di esso è rimasto nell’altro 50% circa che finora non ha visto nulla, oltre a patire le carenze nei servizi che tutti possono immaginare. A Carrega Ligure, come in moti altri Comuni appenninici alessandrini, i tecnici e gli operai di Infratel Italia, la società pubblica incaricata di posare la fibra ottica, non li hanno ancora visti e, secondo il report pubblicato dall’Uncem (Unione comuni ed enti montani) per il paese dell’alta Val Borbera non c’è neppure ancora un progetto, nonostante il Piano di Banda Ultra Larga preveda che i soldi pubblici stanziati siano spesi proprio nelle cosiddette aree bianche, dove nessun operatore privato investirebbe poiché avrebbe ricavi miseri oppure pari a zero. Carrega è stata infatti inserita nella quarta fase del piano, l’ultima, nonostante siano davvero pochi gli abitanti che riescono a connettersi a internet, per altro a una velocità ridotta, tra 40 e 60 Kbs al massimo, pagando però un prezzo in bolletta Telecom fissato in un contratto che prevede “fino a 7 mega” di velocità, in realtà mai visti da quelle parti.

Un territorio, quello appenninico, che in questo modo resterà ancora una volta tagliato fuori dal mondo, almeno, forse, fino al 2020, salvo i consueti ritardi. Così il sindaco Marco Guerrini ha scritto al presidente dell’Uncem, Marco Bussone. “Non è plausibile che un finanziamento pubblico come quello in questione, destinato alle aree bianche, cioè a fallimento di mercato – scrive Guerrini – veda Carrega e le realtà appenniniche simili relegata nell’ultima fase degli interventi. Nel mio Comune c’è solo Telecom e per pochi abitanti. Oltretutto, nella maggior parte delle frazioni di Carrega non c’è neppure la copertura di rete mobile”. Tutto il contrario degli altri territori, inseriti nella fasi 1 e 2 del piano ministeriale, dove, sottolinea il primo cittadino, c’è già un’ampia scelta di mercato tra più operatori che non ci pensano proprio a investire in alta montagna. Carrega e una bella fetta dell’Appennino, come si diceva, sono finiti addirittura in fase 4, nonostante le gravi carenze digitali e di comunicazione. Guerrini chiede all’Uncem di appoggiare la richiesta di inserire Carrega e gli altri Comuni montani appenninici almeno nella fase 2, dove sono inseriti alcuni Comuni valborberini. “Speriamo – ha scritto Guerrini su Fb – in una modifica al Piano, prevista in corso d’opera, per cercare di ritrovare un po’ di equità attraverso il buon senso. Un’equità che manca tanto ai nostri territori e, allo stesso modo, quel buon senso che è mancato a chi ha determinato le fasi di attuazione del Piano. L’Appennino non muore solo di questo, ma anche di questo”.