Castagnola: l’appalto a due imprese già nei guai per tangenti

Terzo valico: il lotto da 216 milioni per il tunnel dell'amianto assegnato alla Pizzarotti di Parma e alla Collini di Trento

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Terzo Valico: i lavori del tunnel di Castagnola
Il tunnel di Castagnola

Nel tunnel dove è stata trovata una delle maggiori quantità di amianto fra tutti i cantieri del Terzo valico, a Castagnola (Fraconalto) i lavori del secondo lotto saranno eseguiti da due imprese, la Pizzarotti di Parma e la Collini di Trento. Riunite in un’associazione temporanea di impresa, si sono aggiudicate il bando da oltre 216 milioni di euro che inizialmente doveva scadere il 5 luglio ma è stato poi prorogato al 20 dello stesso mese. Dopo l’annullamento di varie gare a seguito degli arresto dell’ottobre dello scorso anno, il Cociv sta procedendo a riassegnare i lotti per la prosecuzione dell’opera voluta da centrodestra e centrosinistra, non senza inciampi, come la riassegnazione del lotto Val Lemme, a Voltaggio, alla Grandi Lavori Fincosit di Roma, cacciata proprio dal Cociv a gennaio per il suo, almeno all’epoca, coinvolgimento nell’inchiesta sulla corruzione nell’assegnazione degli appalti.

C’è da dire che anche il curriculum delle due aziende che lavoreranno a Castagnola non è dei migliori. Fondata nel 1910, la Pizzarotti è una delle principali aziende italiane del settore e ha costruito strade ed edifici in tutto il mondo e lavorato anche nella contestata Torino-Lione, oltre che per l’Expo di Milano. Da Mani pulite in poi sono molteplici le inchieste che l’hanno vista coinvolta. Nella Prima Repubblica, secondo quanto emerso dalle indagini dell’epoca, l’azienda finanziava la Dc, come aveva messo a verbale durante gli interrogatori lo stesso Paolo Pizzarotti, a capo dell’azienda emiliana, a proposito dell’appalto per l’aeroporto di Malpensa 2000: “Nel raggruppamento erano presenti tre imprese, ciascuna delle quali si impegnava a ringraziare il sistema dei partiti nei modi che riteneva più opportuni, e cioè: Pizzarotti provvedeva alla Dc; Bonifati al Psi; Donigaglia al Pci. Personalmente ho provveduto a versare il denaro alla Dc nelle mani del Senatore Severino Citaristi per un importo complessivo di circa 1 miliardo, 1 miliardo 300 milioni…”. La Collini, nel 2010, è stata colpita da un grave lutto: il suicidio del titolare, Fabrizio Collini, 56 anni, considerato il re degli appalti trentini e non solo, costruttore di strade e autostrade, ponti e gallerie e grandi alberghi. Due anni prima era finito in carcere per tangenti e reati di natura sessuale. Patteggiò per entrambe le accuse: 27 mesi per corruzione e turbativa d’asta, 14 mesi per il resto e dovette risarcire lo Stato con oltre 8 milioni di euro allo Stato.

Il Cociv esulta comunque per l’assegnazione dell’appalto: “Procediamo con celerità nelle attività di aggiudicazione dei bandi previsti con gara ad evidenza pubblica. Con questa seconda aggiudicazione, il consorzio conferma la propria volontà nel voler raggiungere l’obbiettivo di terminare la pubblicazione dei restanti bandi di gara nel più breve tempo possibile e di velocizzare la loro aggiudicazione, sempre rispettando gli adempimenti richiesti dal Nuovo Codice degli Appalti”.