Nel giugno del 2012 si squarciò il velo sulle condizioni in cui lavoravano i braccianti in molte delle aziende agricole della bassa Valle Scrivia grazie alla protesta di un gruppo di stranieri, quasi tutti marocchini, impiegati in due aziende di Castelnuovo Scrivia guidate dalla famiglia Lazzaro: nei campi dalle 6 alle 22, senza riposo settimanale e con un’ora solo di pausa a pranzo, per 300-400 euro al mese. I lavoratori organizzarono un presidio lungo la strada provinciale per Tortona, con l’aiuto di alcuni sindacalisti della Cgil e attivisti del Prc di Tortona, attirando su di sè l’attenzione dei mass media e delle forze dell’ordine. Molti lavoratori erano privi di contratto e di permesso di soggiorno e attendevano la (misera) busta paga da tempo, oltre a lavorare in condizioni indecenti. Quando i carabinieri di Castelnuovo e dell’Ispettorato del Lavoro di Alessandria entrarono nelle due aziende Lazzaro scoprirono un quadro desolante tanto da far interrompere l’attività finché i lavoratori non vennero regolarizzati e non furono pagate le multe per 80 mila euro. Emerse anche il mancato pagamento di contributi per ben 100 mila euro da parte dei titolari. A carico dei titolari vennero riscontrate violazioni di carattere penale ma ci sono voluti ben sei anni per arrivare solamente all’udienza preliminare a carico di Bruno Lazzaro e Mauro Lazzaro, indagati insieme all’impiegata Iliana Battistuta per reati che andavano dalla disapplicazione delle norme contrattuali e del lavoro all’impiego di personale irregolare fino all’estorsione e ai maltrattamenti per gli epiteti ingiuriosi utilizzati nei confronti dei braccianti.

Il presidio dei lavoratori delle aziende Lazzaro a Castelnuovo Scrivia, nel 2012 (foto da Facebook)

Mercoledì, nel Tribunale di Alessandria, i tre hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento con la riformulazione del capo d’imputazione. Il reato più grave, cioè l’estorsione, è stato così cancellato e sono rimaste le accuse di maltrattamento e favoreggiamento della permanenza di lavoratori stranieri. Per i due Lazzaro la condanna è stata di 1 anno e 7 mesi, per l’impiegata 1 anno e 3 mesi, con la condizionale, pene che senza i patteggiamento sarebbero state senz’altro più pesanti e avrebbero potuto aprire la porta delle richieste danni da parte dei legali dei braccianti. “Sul perché si sia dovuto attendere tanto per tale processo – spiegano dal presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, che dal 2012 segue questa e altre vicende – non ci è dato sapere ma qualche idea ci viene. Stranamente, molto più celermente, invece, proseguirà il 18 luglio quello intentato dai Lazzaro contro attivisti e braccianti “colpevoli ” di aver chiesto spiegazioni per il licenziamento dei lavoratori marocchini avvenuto con un cartello affisso al palo della luce il 18 agosto 2012 (evento trattato anche nei tg nazionali per la “fantasiosa” creatività nella forma di licenziamento).

tribunale di alessandria
Il palazzo di giustizia di Alessandria

In sede civile le cause di lavoro promosse dai lavoratori per il recupero dei salari non pagati, cause rigettate in primo grado ad Alessandria, sono state invece da noi tutte vinte in appello a Torino…ma a distanza di un anno dalle sentenze, non è ancora stato pagato nulla ai lavoratori di quanto disposto dai giudici (la somma complessiva è pari a 274.303 euro, oltre alle spese legali). Avvieremo cause civili – concludono gli attivisti del presidio – per ottenere risarcimenti rispetto ai maltrattamenti subiti, ovvero ancora altre cause, diverse da quelle di lavoro (finalizzate a vedere riconosciute le regolari retribuzioni non corrisposte). Siamo certi di essere dalla parte giusta: dalla parte di chi in cambio di una prestazione di lavoro vuole ricevere un adeguato salario, senza ricatti, minacce e condizioni di grave sfruttamento”. Per il sostegno alla cassa di Resistenza del Presidio Permanente Castelnuovo Scrivia, si possono effettuare versamenti su Carta Postapay 4023 6006 6943 9400 intestata ad Antonio Olivieri.