Il pensiero dei consiglieri delle Aree protette dell’Appennino Piemontese (l’ex Parco Capanne di Marcarolo) sul centro di documentazione della Benedicta è chiaro: “A questo punto conviene buttare giù tutto”. Non c’è stata una votazione nell’ultima seduta del Consiglio dell’ente, a Bosio, sullo spinoso argomento ma uno scambio di vedute dopo che il presidente Dino Bianchi ha reso noto l’esito dell’incontro del mese scorso ad Alessandria con Regione, Provincia e tutti gli enti coinvolti nell’operazione. Nell’occasione è emerso, come è noto, che da Torino e Alessandria arriveranno altri 750 mila euro per completare i lavori dell’edificio (fermi da anni per carenza di fondi) voluto da una legge regionale del 2003, primo firmatario l’attuale sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere. In totale, l’intervento avviato sotto i ruderi della Benedicta, a Capanne di Marcarolo (Bosio), costerà circa 1,5 milioni di euro di soldi pubblici. Il problema, incredibile ma vero, è che non si sa ancora bene a cosa servirà.

Il cantiere del centro di documentazione

“La Regione – ha spiegato Bianchi – nell’incontro ha proposto un archivio dedicato alla storia della Benedicta. Io ho fatto presente che non avrebbe senso poiché ormai ci si può informare su internet anche questo tema. Per cui non basta un archivio con qualche libro: a mio avviso, con 50-60 mila euro l’anno, il Parco potrebbe gestire la struttura per 7-8 mesi l’anno non solo per l’attività dedicata alla memoria del luogo ma come vetrina del territorio”. Di tutt’altro avviso i consiglieri. Danilo Repetto è stato categorico: “Siamo alla follia. Con questo intervento la Benedicta è stata rovinata. L’unica soluzione è tirare giù tutto, non ci sono alternative”. “Personalmente – ha detto Mario Bavastro – se il Consiglio dovrà votare la soluzione proposta dal presidente io voterò contro per rispetto dei partigiani. Si deve fermare questo sperpero di denaro pubblico, non portarlo avanti con altre proposte dispendiose. I lavori non devono neppure ripartire. Conviene buttare giù quanto costruito finora e fare, se è necessario, il centro di documentazione della Benedicta a Bosio”.

Una delle frane lungo la strada provinciale 160, verso la Bocchetta

Bianchi ha risposto che la sua è stata solo una proposta. “Senz’altro – ha detto – chi ha firmato all’epoca l’accordo su questo progetto rischia di risponderne davanti alla Corte dei conti, se si optasse per l’abbattimento”. A margine del Consiglio, Bavastro dice: “I 250 mila euro previsti dalla Provincia per la Benedicta devono essere destinati per sistemare, per esempio, le frane lungo la strada provinciale 160 della Bocchetta, cadute tre anni fa e non buttati via proseguendo quello scellerato intervento”. Secondo quanto discusso ad Alessandria, il centro di documentazione dovrebbe essere concluso nel 2019, forse.