Sul futuro del centro di documentazione della Benedicta, a Capanne di Marcarolo (Bosio) le Aree protette dell’Appennino Piemontese (l’ex Parco Capanne) oggi ascolteranno i sindaci dei sette Comuni dell’area protetta. È infatti convocata a Bosio alle 18,30 la seduta del Consiglio dell’ente alla quale sono stati inviati gli amministratori di Bosio, Mornese, Lerma, Casaleggio, Voltaggio, Gavi e Tagliolo nonché i presidenti delle Unioni montane Val Lemme e Dal Tobbio al Colma e la Provincia. L’orientamento dei consiglieri del Parco, già espresso in due sedute, è quello di fermare i lavori di questo cantiere aperto nel 2011 sotto i ruderi della ex cascina, nel sacrario della Resistenza, finora costato 750 mila euro e fermo per carenza di fondi. Provincia e Regione ne hanno annunciati altrettanti ma per una destinazione che non piace al Parco, cioè una sorta di archivio di documenti sulla Benedicta e la Resistenza, collocato a 700 metri d’altitudine e quindi poco fruibile per la maggior parte dell’anno.

Il cantiere del centro di documentazione

Per questo, nell’ultima seduta il Consiglio ha preferito non votare il protocollo di intesa sulla conclusione dei lavori e la gestione della struttura, da sottoscrivere con Regione, Provincia, Unione montana Dal Tobbio al Colma, Comune di Bosio e Comune di Novi Ligure per il sistema bibliotecario novese, al quale il centro di documentazione verrebbe collegato. L’accordo da sottoscrivere parla di “luogo nel quale conservare e valorizzare le testimonianze e il materiale d’archivio relativi alla guerra e alla Resistenza nell’Appennino Ligure-Piemontese, nonchè la storia, la cultura e le tradizioni delle popolazioni dell’area Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, assicurando come previsto l’assistenza didattica alle scuole, anche attraverso scambi culturali, e offrendo strumenti di conoscenza ai cittadini ed ai turisti dell’area Parco naturale delle Capanne di Marcarolo”.

La Benedicta

Aspetti, per quanto riguarda la Resistenza, già affrontati dall’Istituto per la storia della Resistenza di Alessandria, mentre per le tradizioni locali esiste già il museo di palazzo Gazzolo a Voltaggio, allestito dal Parco nel decennio scorso, oltre all’Ecomuseo di cascina Moglioni, proprio a poca distanza dalla Benedicta. A chiedere di “buttare giù tutto”, cioè di non andare avanti con il cantiere del centro di documentazione e di abbattere quanto finora realizzato, è stato per primo il consigliere del Parco Danilo Repetto, sindaco di Casaleggio, nella penultima seduta del Consiglio. In passato, Franco Ravera, sindaco di Belforte e presidente dell’Unione montana Dal Tobbio al Colma, aveva definito uno “scempio” il cantiere, in accordo con Marco Ratti, all’epoca sindaco di Bosio, al quale è legata l’attuale amministrazione comunale bosiese. Stasera si saprà se queste posizioni sono rimaste le stesse e cosa pensano gli altri amministratori.