Cinismo, sogno e nostalgia, al Belvedere di Gavazzana con Odifreddi, Farinetti e Pennacchi.

0
798
Belvedere San Martino (foto Comune Cassano Spinola)

Attraverso Festival fa tappa al Belvedere San Martino di Gavazzana, nel Comune di Cassano Spinola con due appuntamenti. Il primo è in calendario martedì 26 luglio alle 21 con Piergiorgio Odifreddi e Oscar Farinetti, titolo della serata: “Dialogo fra un cinico e un sognatore”.

Che cosa hanno in comune un matematico e un imprenditore? Chi dei due frequenta di più i sogni e chi insegue una verità cinica? In questo faccia a faccia fra due mondi apparentemente opposti, Piergiorgio Odifreddi e Oscar Farinetti si confrontano su temi dell’attualità: dai cambiamenti climatici alla politica dei “Grandi Satana come Trump e Orbán”, dall’importanza del rispetto per la filiera del cibo alla decrescita – “che è sempre infelice”. Senza trascurare la tragicomica situazione dell’Italia odierna, incatenata ai suoi falsi problemi, intrappolata tra un “Vaffa” e certi “ducetti rosa o neri”, spesso vittima di nuovi media e vecchie fake news. E nell’esplorare tutte le contraddizioni del cinismo contemporaneo dei nuovi sovranisti e dei venditori di sogni, l’uomo di scienza e l’imprenditore attraversano le diverse concezioni attribuite al sogno e al cinismo nell’antichità e nel presente, e discutono su temi di importanza universale, dal valore del tempo e del denaro fino all’amore. Un dialogo filosofico dei tempi moderni, arricchito da citazioni, curiosità, aneddoti personali, dove non si perde mai di vista l’importanza della conoscenza dei fatti, ma neppure la necessità dell’ironia. saper scherzare su se stessi e sul mondo è forse l’unica strada per portare a termine un ragionamento serio.

La sera successiva, mercoledì 27 luglio, sempre alle 21, il Belvedere San Martino ospita Andrea Pennacchi con il suo racconto “Mio padre – Appunti sulla guerra civile” accompagnato dalla musica live di Giorgio Gobbo e Gianluca Segato.
Nel monologo il noto attore padovano racconta, con nostalgia e toccante ironia, il suo tentativo di ricostruire, a ritroso, l’esperienza vissuta da suo padre Valerio, partigiano, internato e sopravvissuto al campo di concentramento di Ebensee, in Austria.
Su una scenografia scarna, essenziale, lo spettacolo, che ha debuttato nel febbraio 2019, sollecita l’immaginazione dello spettatore e con le parole, i gesti e i silenzi, riproduce l’atmosfera e l’emozione della narrazione che dà voce alla memoria di guerra per non dimenticare.  Pennacchi porta in scena sé stesso, racconta il suo viaggio di figlio alla ricerca del padre, a cui è costretto a dire addio in silenzio, della sua storia e delle vicissitudini nel suo ritorno in un’Italia devastata dalla guerra.
«Quando è morto mio padre, mi sono svegliato di colpo, come ci si sveglia dopo una festa in cui non ti divertivi e hai bevuto anche il profumo in bagno. È mattina, ti svegli e stai male, ma il peggio è che non ti ricordi niente, e c’è un casino da mettere a posto. E tuo papà, che era bravo a mettere a posto, non c’è più. Così sono finiti i miei favolosi anni ’90. La fine di una festa, la nascita di una nuova consapevolezza. Come Telemaco, ma più vecchio e sovrappeso, mi sono messo alla ricerca di mio padre e della sua storia di partigiano, e prigioniero, ma più ancora della sua Odissea di ritorno in un’Italia devastata dalla guerra. Sperando di trovare un insegnamento su come si mettono a posto le cose.»