Furono i primi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nell’ambito del Terzo valico. La procura della Repubblica ha chiuso, a quattro anni di distanza, le indagini su fatti del 5 aprile 2014, avvenuti a Radimero di Arquata Scrivia. 50 persone, tutti attivisti dei comitati No Terzo valico, hanno ricevuto gli avvisi del magistrato con i quali vengono informati di essere indagati per reati come danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e, solo per alcuni, manifestazione non autorizzata. Quel giorno oltre mille persone parteciparono a una manifestazione contro il Terzo valico ad Arquata, organizzata dopo che il Cociv aveva recintato l’area del futuro cantiere di località Radimero. Era il secondo tentativo da parte del consorzio guidato da Impregilo: nell’autunno precedente l’area era stata circondata con decine di metri di reti di plastica arancione, poi rimosse dai cittadini, che lì vicino avevano allestito un presidio allo scopo di ostacolare l’insediamento del cantiere, da dove, successivamente, sarebbe poi stato avviato lo scavo del tunnel di valico verso Genova.

La manifestazione del 5 aprile 2014 a Radimero di Arquata

Nell’aprile del 2014 il bis: il corteo, partito da Arquata, terminò di fronte alle reti metalliche, che vennero buttate giù con tronchesi e piccoli flessibili. Al primo tentativo di proseguire la marcia, i manifestanti si ritrovarono di fronte i carabinieri in assetto antisommossa: finì con una serie di manganellate e lacrimogeni. Diversi i feriti fra i cittadini. Fra le forze dell’ordine, alcuni carabinieri hanno certificato di aver subito contusioni e altro: da qui il reato di lesioni. Quel giorno era in prima fila anche il senatore Marco Scibona, eletto un anno prima in Parlamento con i 5 Stelle, che venne sfiorato da una manganellata. L’avvocato Laura Tartarini di Genova difende numerosi attivisti indagati: “Fra i 50 indagati c’è anche l’anziano che quel giorno è stato ferito alla testa da un manganello. Il senatore Marco Scibona (M5s), presente al corteo, sarà citato come teste”. Ora si attende la richiesta di rinvio a giudizio del magistrato e la decisione del giudice su chi mandare a processo.