La Cgil contesta l’annuncio del Comune di Novi Ligure sulla cessione ai privati della quota di maggioranza del Cit. I delegati sindacali Fabio Poddighe e Massimo Bottaro ricordano che “i lavoratori non hanno ricevuto lo stipendio di giugno. Non si sa se e quando lo riceveranno e la quattordicesima, a questo punto, diventa un miraggio. Veniamo da mesi difficili,dove si è lavorato con senso di responsabilità ma in elevata condizione di pericolosità dovuta al rischio di contagio da Covid. Nel frattempo chi è stato messo in cassa integrazione ha avuto una forte decurtazione sullo stipendio e, a oggi, non è stata ancora pagata dall’Inps questa forma di ammortizzatore sociale”. Non sono quindi solo le casse del Cit a piangere ma anche i conti in banca dei dipendenti, “che hanno assunto tonalità che vanno dal rosso al rosso fuoco”. La responsabilità di questa situazione, secondo i sindacalisti, è dell’amministrazione comunale di Novi Ligure, a trazione leghista: “Ma la giunta comunale di Novi cosa aspetta? Per quanto tempo i lavoratori potranno ancora venire a lavorare gratis? Con quali soldi faranno carburante alla propria auto per recarsi al lavoro? E al tempo stesso per sentirsi dire in riunioni pubbliche che loro hanno a cuore l’azienda, i dipendenti e le loro famiglie ma nei fatti non lo stanno dimostrando. I lavoratori sono stufi di essere presi in giro e fino ad oggi hanno operato con senso di responsabilità, quel senso di responsabilità che sembra che mancare ad altri”.

il municipio di Novi

Poddighe e Bottaro, a proposito della volontà di Novi di cedere le quote del Cit, ricordano che non c’è nulla di ufficiale che attesti tale scelta. Inoltre, “il Comune come vuole affrontare la vendita, ad azienda fallita oppure prima, risanandola? È l’ennesima mossa per affondare e svilire sul mercato la nostra nonché la loro azienda? Staranno mica pensando di giocare una partita a poker sulla nostra pelle?”. I sindacalisti Cgil sostengono che “l’unico Comune socio del consorzio ancora indietro nei versamenti già approvati e messi a bilancio (98mila euro), inerenti servizi già effettuati nel 2018, è proprio Novi, Comune capofila. È questo il senso di responsabilità? Le casse comunali sono ben congrue e da un anno i lavoratori si sentono ripetere che vorrebbero aiutarci ma in realtà non ci pare sia così. Anzi, sembrerebbe che, invece di impegnarsi nel trovare soluzione, si cerchino scuse per scaricare colpe ad altri”. Tutto ciò, dicono ancora i delegati sindacali, mentre “gli altri Comuni soci, con uno sforzo apprezzabile, stanno anticipando fondi destinati al bilancio di quest’anno. Novi, invece, dice sì…mah…boh…poi vedremo. Ma quante aziende in Italia hanno portato i libri in tribunale a causa dei crediti non riscossi o non avuti in tempo utile? È questo il giochetto? Non ci vogliamo credere”. Sulla cessione delle quote, i sindacalisti rilevano: “La grande idea è quella di bandire una manifestazione di interesse e una gara pubblica per la vendita delle quote di un’azienda che non ha neanche il bilancio approvato? Ammesso che si possa fare, chi si presenterà? E se nel frattempo che si temporeggia la situazione precipitasse, di chi è la colpa? Del fato o di chi non è stato celere a trovare rimedi?”.

La protesta dei dipendenti del Cit al Museo dei Campionissimi in occasione di una seduta del Consiglio comunale

Nelle lettere inviate dal sindaco Gian Paolo Cabella agli operatori privati del trasporto pubblico locale, dicono Poddighe e Bottaro, “si tasta il terreno per una partnership con un socio privato che possa consolidare il piano di risanamento del Cit e poi magari acquistare le quote di maggioranza? Prima andrebbe approvato il bilancio, poi magari si cerca di avere le idee chiare su un piano di risanamento, quindi si può indire una gara (sempre che i Comuni soci siano d’accordo) e in ultima battuta si possono vendere le quote. Ma come si può pensare e scrivere in un documento ufficiale che un privato venga a mettere dei capitali senza che ci siano le garanzie e senza esserne socio? A meno che non si preveda già di mettere in liquidazione l’azienda e scaricare i costi sulle casse dell’Inps e sui dipendenti”. L’ultima questione riguarda la richiesta di Novi di rivedere il piano di risanamento: “In pratica siamo fermi a un anno fa e adesso che con i soldi pubblici si è pagato per redigerne un nuovo piano, lo si legge e lo si vuole buttare nel cestino con una leggerezza tale da far rabbrividire. Se non si vuole prendere in considerazione il nuovo piano, allora si corregga quello vecchio che è stato già approvato dai Comuni soci. Non ci sembra nulla di trascendentale, almeno che non si voglia solo fare perdere tempo prezioso. Chiediamo rispetto– concludono i sindacalisti – e trasparenza, pensiamo di essercelo meritato, siamo uomini e non carne da macello e in mancanza di un cambio tempestivo di rotta e di atteggiamento nei nostri confronti verrà decretata la nostra fine. Auspichiamo che chi di dovere si assuma le proprie responsabilità e attui soluzioni e fatti concreti non promesse”.