La storia assomiglia molto a quella di Pasquale Rotondi, sovrintendente alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche che durante il secondo conflitto mondiale salvò circa diecimila opere d’arte che i nazisti volevano trafugare in Germania, tra cui capolavori di Giorgione, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Tiziano, Mantegna e Raffaello. Quella vicenda è stata raccontata a teatro, nei libri e al cinema. Invece, la storia di Marcello Cominetti, ferroviere lombardo trapiantato a Genova per lavoro, non la conosce nessuno, o quasi. C’era solo una citazione nel libro “Genova operaia nella Resistenza”, di Antonio Gibelli, fondata su documenti di archivio andati perduti. La vicenda di Cominetti la racconta Gianni Repetto, autore di Lerma, nel suo ultimo libro, “Siamo i ribelli. La Resistenza viene da lontano” pubblicato dalla casa editrice Impressioni Grafiche quest’anno. “Sono stato contattato nel settembre 2018 dall’assessore di Arquata Stefania Pezzan – spiega Repetto – in quanto il nipote di Cominetti aveva inviato una mail al Comune per sapere se erano al corrente dell’episodio di cui era stato protagonista ad Arquata il nonno, suo omonimo”. Il macchinista ferroviere probabilmente di arte sapeva poco ma non esitò a sabotare nella stazione di Arquata Scrivia un treno carico di opere d’arte diretto in Germania, durante la guerra.

Marcello Cominetti

Mentre conduceva un treno militare tedesco, all’uscita della stazione di Arquata tagliò i fili con un improvviso abbassamento e innalzamento degli organi di presa di corrente. La conseguenza fu l’interruzione della linea per due giorni. Per il resto, non si sa molto di quali possibili conseguenze possa avere avuto sul lavoro e nella vita poiché, come si diceva, i documenti sui quali lo storico Gibelli ha basato la sua ricerca sono andati perduti. Un testimone indiretto della storia è stato Enrico, secondogenito del ferroviere. “Costui – spiega Repetto – in una lunga intervista videoregistrata da un membro dell’Anpi di Arquata, ha raccontato l’episodio dicendo che il padre in più occasioni gli aveva ripetuto e confermato quella versione dei fatti, compresa la natura del carico del treno”. Nel libro, lo scrittore di Lerma, oltre all’episodio di Arquata, racconta, su suggestione del figlio, la vita esemplare di Marcello e di sua moglie Irma “che, pur in condizioni difficili, non hanno mai smesso di lottare per la libertà”. Repetto ora auspica che il Comune di Arquata voglia ricordare l’episodio di cui è stato protagonista il ferroviere, per cominciare organizzando la visione del filmato dell’intervista a Enrico Cominetti in cui egli racconta la vita della sua famiglia antifascista.