Dall’Acquese un altro ricorso contro le cave del Terzo valico

Dopo Pozzolo Formigaro, i comuni di Acqui Terme e Strevi impugnano l'ok della Regione al Cociv sui siti di deposito dello smarino, tra cui Opera pia 2, a Sezzadio. A rischio la falda che alimenta gli acquedotti.

0
2354
Il corteo organizzato a Sezzadio negli anni scorsi

Dopo Pozzolo Formigaro, il piano cave del Terzo valico, il documento che individua sul territorio le ex cave dove sistemare lo smarino a rischio amianto, viene impugnato anche da altri due Comuni e da un’associazione, stavolta dell’Acquese. Proprio così: nonostante la distanza tra i cantieri della grande opera e quel territorio sia di diverse decine di km, il Cociv è riuscito a trovare un sito a Sezzadio, l’ex cava di cascina Opera 2, dopo aver abbandonato, a quanto pare, l’utilizzo di cascina Borio, nello stesso Comune. Nell’area di Opera pia 2 dovrebbero finire oltre 450 mila mc di terra e roccia, proprio sopra la falda acquifera che alimenta gli acquedotti dell’Acquese, la stessa messa a rischio della discarica della Riccoboni, autorizzata a cascina Borio dalla Provincia. Lo smarino portato da decine di camion al giorno, percorrendo una distanza senza senso dal punto di vista logistico (ma il piano prevede addirittura alcuni siti a Novara) potrebbe contenere, come hanno sottolineato i comitati No Terzo valico, non solo l’amianto, ma anche additivi chimici utilizzati nello scavo del tunnel di valico.

Lorenzo Lucchini, sindaco di Acqui Terme

È proprio il rischio di inquinamento delle falda da parte di queste sostanze il motivo principale che ha spinto i Comuni di Acqui Terme e Strevi, insieme all’associazione Sezzadio Ambiente, a impugnare la delibera della Regione che a luglio ha approvato l’ultimo aggiornamento del piano cave. Nella delibera di Acqui, il sindaco Lorenzo Lucchini (M5s) e la sua giunta hanno scritto che il sito di Opera Pia 2 è stato scelto dal Cociv (e dalla Regione) “senza tenere conto delle caratteristiche reali del sito e del suo intorno”, a cominciare dal fatto che, come si diceva, la città di Acqui Terme alimenta il suo acquedotto dal campo pozzi di Predosa, che a sua volta preleva acqua proprio dalla falda situata sotto la cava. “E’ certo – afferma la giunta – che c’è un collegamento-contatto tra falda profonda e falda superficiale e che la seconda alimenta la prima, come peraltro ribadito recentemente da Amag con un proprio parere. Quindi, qualunque ipotesi di contaminazione che interessi la falda superficiale può riverberarsi su quella profonda, determinando possibili conseguenze sulla utilizzabilità dell’acqua”.

La stessa Regione, nella sua delibera approvata dalla giunta guidata dal presidente Sergio Chiamparino (Pd), non ha fatto chiarezza sul tipo di materiale che dovrebbe arrivare a Sezzadio, scelta che potrebbe “essere fonte di grave pregiudizio per la popolazione del territorio”. Acqui ha incaricato, anche per conto di Strevi e di Sezzadio Ambiente, l’avvocato Giancarlo Faletti.