Le aree del territorio alessandrino considerate idonee a ospitare il Deposito unico nazionale

La bozza della Carta nazionale delle Aree Idonee (Cnai) a ospitare il Deposito nazionale delle scorie radioattive prevede tutti i sei siti alessandrini indicati in precedenza come potenzialmente idonei. La Cnai è stata pubblicata dal giornale L’Essenziale (https://www.dropbox.com/s/m00ohvzvogqgc4p/cnai%20nazionale.pdf?dl=0) anche se non è stata ancora resa nota attraverso i canali ufficiali della Sogin, la società incaricata dallo Stato di costruire il deposito. La Carta era stata depositata al Ministero della Transizione ecologica a marzo senza rivelarne il contenuto. L’unica anticipazione era arrivata dal ministro Cingolani: rispondendo alla Camera a un’interrogazione dell’onorevole Federico Fornaro, aveva annunciato che in Piemonte erano stati cancellati due degli otto siti previsti. Infatti, la Cnai non prevede più le aree di Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola, in provincia di Torino. Sono invece stati confermati tutti i siti alessandrini: AL-1 tra Alessandria, Bosco Marengo e Novi Ligure; AL-2 tra Bosco Marengo e Frugarolo, AL-3 tra Alessandria e Oviglio; AL-8 tra Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento; AL-14 tra Alessandria, Fubine e Quargnento e anche AL-13, tra Castelnuovo Bormida e Sezzadio, considerato “buono” al contrario degli altri cinque, tutti catalogati come “Molto buoni” dalla Sogin per ospitare il Deposito unico. La Cnai, sui 67 siti potenzialmente idonei, ne ha mantenuto 58, tutti concentrati in Piemonte, Lazio e Toscana, Basilicata e Puglia, Sicilia e Sardegna.

Le aree alessandrine erano state oggetto di una mozione promossa dai parlamentari alessandrini della scorsa legislatura che evidenziava la vicinanza con la Solvay di Spinetta e la discarica dei rifiuti di Novi Ligure, attività considerate a rischio di incidente rilevante, e con l’area Unesco istituita anni fa tra Monferrato e Langhe-Roero, caratteristiche che, sulla carta, avrebbero dovuto portare all’eliminazione dei siti dalla Cnai. Comuni, cittadini e associazioni avevano inoltre inviato osservazioni molto dettagliate sulla presenza, in particolare, di falde acquifere. Gian Piero Godio, esponente di Legambiente, commenta: “Se le anticipazioni de L’Essenziale corrispondono alla realtà e la Cnai è quella pubblicata, allora significa che Sogin le osservazioni di Legambiente nazionale, di Pro Natura nazionale, e quelle dei tanti comitati e cittadini del Piemonte non le ha neppure lette. Infatti, le nostre osservazioni indicavano la presenza di forti criticità di tipo sismico, idraulico ed idrogeologico anche per i sei siti in provincia di Alessandria. Noi diciamo che il Deposito Nazionale va realizzato, nell’interesse di tutti, ma che occorre localizzarlo in un luogo che sia davvero il “meno inidoneo”, e i sei siti alessandrini sono invece del tutto inidonei!”. Il ministero della Transizione ecologica individuerà il sito entro dicembre 2023. Il Deposito unico occuperà 150 ettari: sarà costituito da 90 costruzioni in cemento armato e costerà 900 milioni di euro. Dovrebbe essere attivato entro il 2029.