“La conoscenza è la via maestra del cambiamento, che può arrivare solo unendo le forze, come è successo per Libera”. Don Luigi Ciotti, sabato scorso era a Ovada in occasione del centenario del gruppo Scout Ovada1, circondato da decine di ragazzi e da un pubblico numerosissimo che ha riempito gli spalti della palestra della scuola Madri Pie. Il prete ha sottolineato l’importanza della parola “noi”: “Qui oggi io non sono Luigi Ciotti ma rappresento un noi, come il gruppo Abele o Libera, che hanno messo insieme la forza di tante persone. Ricordate che il cambiamento che noi sogniamo ha bisogno di ognuno di noi, tenendo conto dei nostri limiti. Non temete di essere fragili: questo vi darà forza”. Libera, ha ricordato Don Ciotti rivolgendosi ai ragazzi, “è nata dopo la strage di Capaci, nel 1992, per non lasciare sola la Sicilia, per far comprendere che la mafia non è solo un problema del Sud ma di tutti. Ora è presente in tutto il mondo e ne fa parte anche la vostra associazione, l’Agesci” Il tema delle incontro alle Madri Pie era la responsabilità di essere giovani. “I ragazzi – ha detto il fondatore del gruppo Abele – per natura sono aperti alla vita e affamati di conoscenza.

Don Luigi Ciotti Ovada

Voi volete giustamente nutrirvi di concretezza e opportunità ma sappiate sempre andare in fondo quando vi volete informare, non fermatevi mai in superficie, specie in questa era digitale”. I ragazzi che sono intervenuti prima di don Ciotti hanno letto l’articolo 3 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. La Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale…”) e un passo della lettera ai Corinzi del Vangelo. Uno dei motti di Don Ciotti è infatti unire terra e cielo, cioè la Costituzione italiana con la parola di Dio. “Una società come la nostra – ha proseguito don Luigi –, che non si cura dei giovani è una società che non si cura dell’avvenire. Ci sono in Italia 2,3 milioni di giovani senza lavoro: è il problema centrale, senza che si vedano investimenti in questa direzione. Prima ancora, però, la scuola perde un giovane su tre nei primi anni delle Superiori. Il Censis ha fotografato quest’anno un paese che la ricerca ha definito disgregato, impaurito e impoverito. E c’è chi soffia su questo”.