A breve riprenderà l’iter di valutazione del progetto di impianto eolico proposto dalla Seva di Milano sul monte Poggio, a Fraconalto, a poca distanza dal passo della Bocchetta. La Provincia e tutti gli enti coinvolti ripartiranno dallo studio che la società ha depositato venerdì negli uffici provinciale ad Alessandria. Due le novità, per altro già annunciate da tempo: le torri passeranno da sette a sei (12 Mw la potenza complessiva) e lo studio che la Seva ha fatto redigere all’Università di Genova sostiene, al contrario della Regione e del Parco dell’Appennino Piemontese, che nell’area dove sono previste le pale non ci sarà alcun impatto con la rotta migratoria dei volatili che dal mare salgono verso Nord poichè ci sono pochi uccelli.

Il passo della Bocchetta

La normativa regionale ed europea, infatti, tutela tale rotta come una delle principali a livello comunitario ma lo studio di Seva, affidato, sostiene la società, “a un monitoraggio preciso e puntuale ad un ente super partes, il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita dell’ateneo genovese, nella persona del prof. Loris Galli, un’autorità a livello internazionale”, dice il contrario. “Sono stati confermati – sostiene la società – i risultati dei già corposi monitoraggi effettuati dal 2011 al 2014 secondo i rigorosi protocolli regionali piemontesi e liguri. Nel corso di 12 mesi, a partire dal settembre 2015, sono state effettuate due sessioni di osservazioni, una autunnale e una primaverile, per tenere conto dei flussi migratori. L’elaborazione e la valutazione dei dati così raccolti – che hanno confermato la modestia dell’interesse e della valenza ornitologica del sito – hanno consentito inoltre di calcolare il rischio di collisione, specie per specie, torre per torre. Un rischio in generale molto basso, al di sotto di una unità all’anno, soprattutto per le specie di maggior interesse conservazionistico (ad esempio, con la configurazione originaria dell’impianto, il falco pecchiaiolo presentava un rischio di collisione massimo di 0,51 individui all’anno)”.

Seva, nel nuovo progetto, ha eliminato una torre e ne ha spostata una seconda per “abbattere il rischio totale di collisione dell’avifauna del 20,4% (ad esempio, per il falco pecchiaiolo il rischio di collisione massimo scende a 0,38 individui all’anno)”. Fra le specie presenti nella zona, anche il biancone, simbolo del Parco. La società inoltre annuncia misure di mitigazione, come “l’aumento della velocità minima del vento necessaria per mettere in moto le pale durante le ore crepuscolari e notturne, per ridurre al minimo l’interferenza con i chirotteri” e ricorda di avere l’appoggio, oltre che di Fraconalto, dei Comuni di Voltaggio, Lerma, Belforte, Bosio, Casaleggio Boiro, Mornese, che rientrano nei confini delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese. L’ente gestore dell’area protetta, però appoggiato dalla Regione, tiene duro, basandosi sulla normativa regionale che la stessa Seva ha impugnato al Tar. Ha infatti chiesto di annullare la delibera che impone una distanza di un chilometro dai confini del sito di importanza comunitaria (sic) Capanne di Marcarolo, proprio la norma a cui fa riferimento il Parco, per altro approvata addirittura nel 2009. Il Parco ha chiesto più volte di spostare le torri ad almeno un km ma Seva ha tirato dritto, anche con il sostegno della Provincia, che ha concesso varie proroghe.