Ovviamente approvata dalla Regione la nuova versione del piano cave del Terzo valico ma, come è ormai tradizione, sono enormi le lacune rilevate sia dai Comuni che dai tecnici regionali, che saranno oggetto di una lunga serie di prescrizioni.

Una su tutte, forse la più eclatante, emersa oggi a Torino durante la conferenza dei servizi conclusiva: per la ex cava Cementir di Voltaggio, dove il Cociv intende ammassare 1,6 milioni di metri cubi di smarino vicini al torrente Lemme, cioè 300 mila in più rispetto alla precedente versione del piano, dagli studi presentati non c’è alcuna garanzia sulla stabilità dell’enorme ammasso di terra e roccia posto a monte del paese. Il problema era emerso sin dal 2005 in sede di approvazione del progetto definitivo del Terzo valico: all’epoca il metodo previsto per l’abbancamento era stato bocciato proprio per gli stessi motivi. Dodici anni dopo tutto come prima: lo studio prodotto dal Cociv lascia troppi punti interrogativi e c’è da chiedersi quanto la popolazione del paese e della valle sia al sicuro in caso di piene del Lemme, nonostante la scogliera costruita sulla sponda sinistra del torrente.

“La situazione – spiega il sindaco Michele Bisio – è stata rilevata dagli stessi tecnici della Regione oltre che dal nostro Comune”. Ma, come per tutte le altre criticità emerse, neppure questa è servita a far bocciare il piano. Neppure il fatto che non c’è alcun progetto di nastro trasportatore tra il tunnel del cantiere voltaggino e l’ex cava e che la strada 160 della Val Lemme sarà invasa dai camion che porteranno lo smarino di Voltaggio (600 mila metri cubi anziché 900 mila) nelle cave di pianura anziché nell’ex sito della Cementir, in barba ai tanti annunci degli anni scorsi sull’assenza di traffico pesante.

Alla fine, Voltaggio non ha espresso parere negativo al piano cave, cosa che invece hanno fatto Sezzadio, Pozzolo, Arquata e Novi Ligure, quest’ultimo sia per la cava di Merella, alla quale si è opposto, sia per la mancata previsione in tempi brevi del trasporto su ferro dello smarino. Per Sezzadio, anche la Provincia ha rilevato l’assurdità di prevedere una cava di deposito così distante dai cantieri del Terzo valico e il fatto che sia in zona esondabile. In totale, 12 le cave indicate come prioritarie nel piano: Cascina Pecorara e Castello Bollo a Tortona; Cascina Polidora a Novi Ligure; Cascina Guendalina, Cascina Cascinone, Cascina Pelosi, Cascina Ponzana, Cascina Vassuria a Pozzolo Formigaro; Cascina Guarasca 1 e Cascina Guarasca 2 ad Alessandria; Cascina Opera Pia 2 a Sezzadio; Cà Bianca a Bosco Marengo. I siti di riserva interessano i comuni di Alessandria (Cascina Bolla 2), Tortona (Cascina Montemerla), Frugarolo –Casal Cermelli (Cascina Pitocca), oltre a due comuni in provincia di Novara di Romentino (Cascina Bettole di Romentino) e Cerano (Cascina Nuova).

Dalla seduta è venuto fuori, inoltre, che mancano i siti dove depositare ben un milione di metri cubi di smarino. Pozzolo, contrario a ospitare sei cave di deposito, e Arquata hanno chiesto che nel piano cave sia indicato l’obbligo del campionamento dell’amianto richiesto da Arpa nel 2015, cioè su tutto il campione di roccia scavata e non solo sulla parte setacciata durante il campionamento, metodo che ha margini di errore pari al 98%.