Nessun accordo sottoscritto per il ricorso alla Cassa integrazione ordinaria nelle Acciaierie Italia (ex Ilva) di Novi Ligure. I sindacati Fiom, Fim e Uilm provinciali, unitamente alle Rsu, hanno il 23 giugno hanno incontrato l’azienda sulla procedura aperta per la Cassa a partire dal 28 giugno, termine della Cassa integrazione per il Covid. L’azienda, sostengono i sindacati, “ha motivato il ricorso all’ammortizzatore sociale con problemi non imputabili all’azienda stessa, motivando che, nonostante la richiesta di acciaio ed i prezzi alle stelle, non hanno abbastanza materia prima da Taranto. Ciò nonostante il lavoro per il sito di Novi è aumentato e se si dovesse girare a pieno regime mancherebbe organico”.

Operai all’Ilva di Novi

Sindacati e rsu, dopo aver motivato la propria contrarietà al ricorso alla Cassa, nel chiedere investimenti e interventi di manutenzione e salvaguardia per gli impianti carenti già da tempo e risposte concrete sul futuro dello stabilimento, hanno indetto per il 25 giugno le assemblee con i lavoratori, che hanno confermato il mandato di non firmare il verbale di accordo sulla Cassa. Stessa posizione è stata tenuta nei siti di Taranto, Genova, dove si sono tenuti giorni di sciopero e manifestazioni, Legnaro (PD) e Racconigi. A seguito della richiesta di convocazione del tavolo nazionale, è arrivata la notizia di una convocazione al Ministero dello Sviluppo economico anche con il Ministro Orlando per l’8 luglio. “E’ auspicabile – concludono i sindacati – che in quella sede si chiariscano le prospettive, il piano industriale, gli ammortizzatori ed il ruolo anche del governo nella gestione dell’azienda che finora ha visto al timone Arcelor Mittal, sola al comando