La serra della ex Vivai Olcese alla fine diventerà proprietà del Comune. L’amministrazione comunale a trazione leghista di Novi Ligure ha deciso di scendere a patti con Nuova Centro Europa, proprietaria del capannone e dell’area. L’intricata vicenda nasce dalla volontà della società di cambiare la destinazione d’uso di parte del capannone agricolo in produttivo-artigianale e dei terreni agricoli, operazione che avrebbe comportato il pagamento di 105 mila euro di contributo straordinario. Invece dei soldi, era stata proposta al Comune l’acquisizione della serra. La precedente amministrazione targata Pd era favorevole all’operazione, tanto che nel maggio del 2019, a poche settimane dalle elezioni amministrative, aveva approvato una variante che dava l’ok alle richieste della Nuova Centro Europa e all’acquisizione della serra. Operazione che il centrodestra, all’epoca all’opposizione, insieme ai 5 stelle e pure a una parte della maggioranza, aveva fortemente contestato, poiché la serra, a loro dire, era troppo grande per le esigenze del Comune.

Il capannone e la serra della ex Vivai Olcese

Oltretutto, erano necessari circa 100 mila euro per la sistemazione dell’edificio, spesa che il Comune ha poi evitato grazie all’accordo con la ditta Bodrato, che si era impegnata a farsi carico dei lavori in cambio dell’uso delle cubature di un terreno di proprietà comunale, per ampliare la sua fabbrica situata di fronte alla ex Vivai Olcese. Vinte le elezioni, il centrodestra nell’agosto di un anno fa aveva annullato la delibera contestata con un atto della giunta Cabella, intimando alla proprietà di pagare i 105 mila euro. La Nuova Centro Europa aveva però ottenuto ragione dal Tar: i giudici avevano dichiarato illegittima la delibera della giunta Lega-Fi, che ora ha raggiunto un accordo con la società. Quest’ultima ha chiesto solo 90 mila euro anziché 120 mila euro per la serra, secondo la stima ufficiale, e ha ottenuto di pagare solo circa 13 mila euro, sottraendo i 90 mila euro dai 105 mila euro di contributo straordinario e da altre spese. Con l’accordo il Comune ha rinunciato a fare appello a Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, che aveva anche condannato l’ente a pagare oltre 5 mila euro di spese legali. Ora l’amministrazione comunale deve decidere cosa fare della serra: non è esclusa la vendita.