Un’analisi genetica effettuata su oltre 300.000 persone ha consentito di scoprire 124 geni che determinano il colore dei capelli e l’origine di molti tumori della pelle e anche altri legati alla pigmentazione, come i tumori di prostata, testicolo e ovaie e a intervenire su malattie ereditarie della pigmentazione come la vitiligine. Inoltre, grazie a questa scoperta sarà possibile risalire al colore dei capelli di un criminale per effettuare un identikit.

San Raffaele – Milano

Un successo reso pubblico dalla rivista Nature Genetics, nato dalla collaborazione internazionale coordinata dal King’s College di Londra e dall’Erasmus University Medical Center di Rotterdam, a cui partecipano, l’Irccs Burlo Garofolo, l’Università di Trieste  e l’Istituto San Raffaele di Milano   “ E’ il più grande studio genetico mai realizzato sulla pigmentazione, – spiega il coordinatore, Tim Spector del King’s College – avrà importanti ricadute in diversi campi della biologia e della medicina. Questo lavoro a capire cosa determina la diversità umana nell’aspetto.  E’ un mistero, ed è intrigante anche perché non era ciò che stavamo cercando. Per esempio abbiamo scoperto che le donne hanno capelli generalmente più chiari rispetto agli uomini, il che riflette come importanti pratiche culturali e preferenze sessuali stanno modellando i nostri geni e la biologia“.

Come dire, “gli uomini preferiscono le bionde”, un’affermazione già espressa dal regista Howard Hawks nel 1953, nel mitico film interpretato dalla biondissima Marilyn Monroe.  L’Italia ha contribuito con il Dna oltre 4.000 persone che rientrano nel Network Italiano Isolati Genetici, la rete che unisce popolazioni geneticamente omogenee per effetto dell’isolamento geografico: ne fanno parte diverse comunità del Parco Genetico Friuli Venezia Giulia, del Comune di Carlantino in Puglia e della Val Borbera .  ” Per ciascun individuo, l’analisi del Dna è stata associata al colore dei capelli, valutato secondo una scala scientifica: tutte le informazioni così ricavate sono state poi unite ai dati raccolti da altri grandi database genetici, come quelli della Biobanca britannica e della società biotech californiana 23andMe.