Val Lemme, Val Borbera e Tortonese “patria” dei bracconieri. Tra il 2019 e quest’anno la maggior parte dei casi segnalati alle guardie venatorie provinciali sono infatti in queste tre zone della provincia. Predatori e animali selvatici in genere muoiono tra atroci sofferenze o restano gravemente feriti o anche solo spaventati a causa di metodi fuori legge come bocconi avvelenati, lacci, gabbie o semplici fucilate. Il più recente episodio ha riguardato il lupo trovato lungo la provinciale 100 della Val Curone, poi morto a causa delle ferite causate da un laccio in acciaio e per la prolungata denutrizione, durata almeno dieci giorni. Lo scorso anno, a Gavi, in Val Lemme, due casi. Nella borgata di Alice le guardie avevano trovato una gabbia con all’interno un fagiano maschio vivo, messo lì dai bracconieri per richiamare un predatore da uccidere. In località Rovereta, a Pratolungo, i bocconi avvelenati hanno ucciso una volpe e un lupo. Le guardie hanno ritrovato solo le carcasse.

La valle di Pratolungo

Nel Tortonese e in Val Borbera, sempre lo scorso anno, i bracconieri hanno usato più volte il fucile fuori dal periodo consentito per la caccia. A Montemarzino, in località Castellazzo, trovato un capriolo maschio ucciso, stessa sorte a Gremiasco per un daino. A Borghetto Borbera, lungo la strada per Sorli, rinvenuti due cervi uccisi a fucilate. Tornando a quest’anno, nella frazione Chiesa di Berzano di Tortona un altro animale finito in un laccio: un capriolo, imprigionato in cavo di acciaio, che per fortuna si è salvato poiché era rimasto trattenuto all’altezza del bacino. Tutti casi che le guardie hanno denunciato alla Procura di Alessandria senza però essere riusciti a trovare gli autori. A meno che tra la popolazione qualcuno non si decida a rompere l’omertà su queste pratiche.