I campi devastati a Sezzadio

Le cave di cascina Opera Pia, a Sezzadio, hanno causato danni ingenti ai campi di proprietà di una ventina di agricoltori sezzadiesi, che si erano rivolti al tribunale di Alessandria. Lo ha stabilito la perizia eseguita dal geologo incaricato dal giudice. L’area di circa 5 ettari nel 2016 e nel 2019, così come lo scorso 4 ottobre, era stata allagata dalle piene della Bormida e si trova vicino ai terreni dove la ditta Allara di Casale Monferrato dal 2009 estrae ghiaia. All’epoca, nella conferenza dei servizi che doveva valutare la richiesta di coltivazione presentata dalla Allara, la Regione aveva già segnalato che la presenza di cave, insieme alla rottura degli argini della Bormida, aveva “determinato significativi fenomeni di erosione” dei terreni. I tecnici incaricati dalla Allara avevano però assicurato che “l’ampliamento estrattivo proposto non interferisce con il regime del corso d’acqua” e la Provincia aveva appoggiato questa tesi. Nel 2020 l’autorizzazione è stata rinnovata nonostante l’opposizione del Comune. Il sito estrattivo era stato inserito inizialmente nel Piano cave del Terzo valico: in questo modo la riqualificazione sarebbe avvenuta con il deposito dello smarino anziché a carico della Allara ma, alla fine, Opera Pia venne cancellata dall’elenco.

La piena devastante della Bormida lo scorso ottobre

Dal 2016 in poi i terreni agricoli vicini sono stati spazzati via dalle piene della Bormida e, forti delle perizie del loro geologo, sei agricoltori hanno decido di chiedere al giudice un accertamento tecnico che ha confermato la loro tesi: l’erosione dei campi è iniziata con l’estensione delle estrazioni di ghiaia. Il geologo incaricato dal giudice ha quantificato in 5 milioni di euro la cifra necessaria a ripristinare i campi danneggiati. Per gli agricoltori la perizia del consulente del tribunale è il primo passo verso la richiesta di risarcimento nei confronti della Allara. La ditta da parte sua precisa che “al momento l’accertamento non è ancora stato definitivamente concluso dal giudice, che dovrà pronunciarsi nel merito se i ricorrenti lo chiederanno. A nostro avviso i danni non possono essere imputabili all’attività estrattiva ma alle alluvioni. Allara è da sempre attenta nell’esecuzione della sua attività che ha come obiettivo anche la protezione del territorio degli eventi atmosferici”.