Il ministero della Difesa si tiene stretti da dieci anni una serie di cannoni chiusi in un magazzino a Torino anziché lasciarli esporre nel Forte di Gavi. La battaglia degli Amici del Forte è cominciata infatti nel 2008, arrivando a interessare persino un presidente della Repubblica, trovandosi davanti ministri silenti e burocrati più potenti dei primi. Armando Di Raimondo, tra i fondatori dell’associazione, proprio un decennio fa richiese per la prima volta il trasferimento da Torino nella fortezza gaviese di quattro cannoni appartenenti al Museo dell’artiglieria ma chiusi nel magazzino della caserma torinese Amione. Il motivo? L’associazione intendeva “arredare” il Forte, sguarnito da quando, dopo il 1945, era stato spogliato di ogni suo bene. Oltretutto, i cannoni, sostiene Di Raimondo, recano l’effige della Repubblica di Genova, quindi probabilmente erano a Gavi, o comunque non stonerebbero con la storia locale, legata alla Superba. “Dieci anni di richieste e libri sul Forte regalati ai destinatari – dice l’interessato – purtroppo senza esito. E solo qualcuno mi ha ringraziato per i libri in omaggio”. Le lettere sono state inviate a ben sei ministri, di centrodestra e centrosinistra, titolari della Difesa e dei Beni culturali: Sandro Bondi, Giancarlo Galan, Ignazio La Russa, Giampaolo Di Paola, Mario Mauro, Roberta Pinotti. Non solo: come si diceva, anche a un Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e a un premier, Matteo Renzi. Quasi nessuno ha risposto, a testimonianza di quanto la cultura e l’impegno per il patrimonio culturale del nostro Paese stiano a cuore alla classe politica.

Una vista del Forte di Gavi
Uno scorcio del Forte di Gavi

“L’unico spiraglio – dice ancora Di Raimondo – risale al 2013: la Direzione Regionale per i Beni culturali si dichiarava favorevole all’istituzione nel Forte di una sezione distaccata del museo dell’Artiglieria”. Essendo però i cannoni proprietà del ministero della Difesa, tutto si ferma nuovamente. Dal Comando militare dell’Esercito di Torino infatti oggi confermano che “i cannoni fanno parte della collezione del museo dell’Artiglieria e sono custoditi nel deposito della Caserma Amione, visitabile su prenotazione”. Nulla dicono sulla fattibilità del trasloco a Gavi nel caso in cui gli Amici del Forte riescano a trovare degli sponsor. Più che una questione di soldi, sembra un problema di volontà. Sul tema interviene Annamaria Aimone, direttrice della fortezza gaviese per conto del Polo museale: “Il posizionamento dei cannoni nel Forte non sarebbe giustificato da motivi storici: non sono mai appartenuti alla fortezza. Servirebbero inoltre fondi cospicui per la verifica statica preliminare, per il trasporto con elicotteri e per le opere strutturali per la loro collocazione. In tal senso, il Polo museale non ha, al momento, disponibilità finanziarie”. La direttrice conclude però che “se gli Amici del Forte troveranno i fondi il ministero dei Beni Culturali, in accordo con la Difesa, valuterà la fattibilità dell’impresa”.

Uno dei cannoni con l’effige della Repubblica di Genova

Per gli Amici del Forte, il presidente Nicola Galleani risponde: “Non c’è mai stata nessuna disponibilità da parte del museo torinese, anche se sarebbe meglio che i cannoni fossero esposti anziché tenuti nei depositi. Inoltre, nessuno sa esattamente la loro provenienza: sappiamo solo che quando il Forte è stato dismesso ciò che vi era custodito è stato trasportato a Torino. Il finanziamento? Non possiamo attivarci se non c’è la disponibilità del museo”. Di Raimondo conclude: “Mi sono imbattuto soprattutto in potenti e inattaccabili burocrati che i ministri, di ogni colore politico, non intendono inimicarsi e che pongono il veto sul trasloco dei cannoni lasciati in quel magazzino. Per questi personaggi è più importante riuscire a trovare sempre delle “buone” ragioni per non fare, piuttosto che tentare di trovare le giuste sinergie per risolvere i problemi. Al Polo Museale toccherebbe solo convincere il ministero della Difesa, perché sicuramente a Gavi ci sono (come hanno sempre dimostrato) sponsor in grado di sostenere il costo di un eventuale trasporto, per il semplice fatto che sono molti i gaviesi e non gaviesi, che hanno a cuore l’interesse di Gavi e del suo Forte”.