I lavoratori della Cementir hanno dato mandato ai sindacati di attuare ogni forma di lotta per tutelare il futuro della ex Cementir. Ieri, 18 febbraio, nel cementificio di Arquata Scrivia si è svolta l’assemblea dei dipendenti con all’ordine del giorno la decisione della Buzzi Unicem di fermare l’attività dal primo aprile, come per lo stabilimento di Greve in Chianti, in Provincia di Firenze, lasciando senza lavoro novantacinque persone, delle quali circa venti ad Arquata Scrivia. Le assemblee si sono svolte in tutti gli stabilimenti della Buzzi Unicem in Italia. Spiegano i sindacalisti Paolo Tolu (Feneal Uil), Massimiliano Campana (Filca Cisl) e Rocco Politi (Fillea Cgil): “Ascolteremo quanto emerso nelle altre assemblee di fabbrica. E’ necessario coinvolgere il più possibile le istituzioni locali nella vertenza. Serve la massima solidarietà da parte di tutti nei confronti dei lavoratori del cementificio.

La ex Cementir

È inoltre necessario capire il ruolo della Italcementi, proprietaria dello stabilimento dove lavorano gli operai assunti dalla Buzzi Unicem”. La ex Cementir, oggi Arquata Cementi, è stata aperta nel 1958 dall’Iri, quindi dallo Stato. Negli anni migliori, insieme all’indotto, dava lavoro a quasi 700 persone. Tanti posti di lavoro ma anche tanto inquinamento: tutti ricordano i tetti delle case vicine al cementificio colorati di grigio a causa delle polveri. Circa dieci anni fa un gruppo di cittadini ha fatto causa all’azienda per rumori ed emissioni, ottenendo dei risarcimenti. Negli anni Novanta la Cementir viene ceduta al gruppo Caltagirone. Dai 70 dipendenti del 2013 si è passati ai venti di oggi. In mezzo la cessione prima a Italcementi e poi a Buzzi Unicem.