Il Parco dell’Appennino Piemontese ottiene 111 mila euro dalla Regione per recuperare i prati di Capanne di Marcarolo ma ci sono sindaci che contestano lo stanziamento di tali fondi a fronte delle condizioni delle strade del territorio. Con la somma arrivata dal Piano di sviluppo rurale (Psr) il Parco potrà acquistare un trattore e gli attrezzi necessari a tagliare il fieno evitando che l’area venga fagocitata dal bosco e si perda quindi uno spazio da tutelare sia per quello che rappresenta per le attività agricole un tempo fiorenti sia per la biodiversità.

Nell’ultima seduta del Consiglio del Parco, il sindaco di Lerma, Bruno Aloisio, ha storto in naso sul progetto: “Mi chiedo se su quei prati vedremo mai una mucca pascolare”. D’accordo il collega di Voltaggio, Michele Bisio: “La mia non è una contestazione fatta al Parco in sé ma piuttosto alla Regione e agli enti superiori. Si trovano i fondi per riqualificare i prati dove non ci sono mucche ma non per sistemare le strade che magari fanno arrivare i turisti da quelle parti”. Bisio ha puntato il dito in particolare contro Torino: “L’amministrazione regionale ha respinto i progetti dei comuni per ottenere i fondi del bando per gli asfalti. C’è una sperequazione tra i soldi che arrivano dal Parco e quanto ottengono i sindaci, costretti a tassare le seconde case con l’Imu per avere qualche euro e a sperare nei loculi del cimitero”.

Per il Parco il presidente Dino Bianchi ha dato disponibilità per una condivisione maggiore dei progetti pur tenendo conto che l’ente ha il compito di tutelare il territorio dell’area protetta. Mario Bavastro, consigliere del Parco, ha replicato ai sindaci: “Se i prati, che sono una ricchezza, vengono abbandonati si perderanno definitivamente. Piuttosto che i fondi del Psr per questi progetti, perché i comuni non criticano i veri sprechi di soldi pubblici sotto gli occhi di tutti? Per esempio, il milione di euro per il centro di documentazione della Benedicta, una vera bestemmia per dove e come è stato fatto finora. Erano soldi che potevano finire al territorio invece sono stati buttati via”. Il cantiere del centro di documentazione, partito nel 2011, finora non è stato terminato per carenza di fondi. Di recente Regione e Provincia hanno stanziato altre somme.