L’associazione Memoria della Benedicta è stata fondata nel 2003, allo scopo, come si legge nel suo sito internet (http://www.benedicta.org), di gestire, valorizzare e promuovere la zona monumentale della Benedicta, “destinandola ad attività culturali anche attraverso un centro di documentazione e un museo…. L’associazione si propone pertanto di costruire uno spazio idoneo, coperto e al riparo dalle intemperie per tutti coloro che intendono visitare la zona monumentale e di farsi promotore e organizzatore di queste visite”. La costruzione dello “spazio idoneo” si è rivelata irta di ostacoli e soprattutto foriera di costi pubblici elevatissimi, che gli stessi promotori, a quanto pare, non sanno spiegare. Sono ormai note le polemiche sollevate dalle discussioni avvenute tra i consiglieri delle Aree protette dell’Appennino Piemontese (l’ex Parco Capanne), che hanno, tra l’altro, anche proposto di fermare il cantiere e di non procedere con il secondo lotto visto che non si sa ancora con precisione cosa sarà quell’edificio, sopratutto a fronte di costi superiori a 1,5 milioni di euro per una struttura che rischia di rimanere aperta per pochissimi mesi all’anno, essendo situata a Capanne di Marcarolo.

Don Armano (al microfono) alla Benedicta durante una commemorazione

Don Gian Piero Armano, presidente dell’associazione Memoria della Benedicta, difende l’intervento: “Alla Benedicta ogni anno arrivano due-tre mila studenti e serve un posto dove accoglierli. Per questo il centro di documentazione va terminato, altrimenti continueremo a non avere un luogo per i visitatori. Quando piove capita anche che gli studenti debbano rimanere sugli autobus ed è un vero peccato”. Don Armano accompagna spesso personalmente i ragazzi al sacrario partigiano, raccontando la storia di questo luogo della memoria come solo lui sa fare. “I ragazzi arrivano dalla Liguria – racconta – dal Piemonte, ma anche dalla Lombardia e dall’Emilia. Vengono preparati nelle settimane precedenti la visita con delle lezioni in classe e poi salgono alla Benedicta per vedere i luoghi dell’eccidio e percorrere il sentiero della Pace, lungo circa tre km. Per questo è necessario un posto dove dare loro accoglienza, mostrare, loro il museo previsto all’interno e i documenti riferiti alla Resistenza e alla storia di Capanne, oltre ovviamente a mettere a disposizione i servizi igienici, a oggi assenti nel sacrario”. Tutto corretto, ma non si stanno spendendo troppi soldi pubblici?La domanda – risponde don Armano – va rivolta a Regione Provincia. Io non posso rispondere a questa domanda in quanto quando il progetto è stato pensato io non mi occupavo dell’associazione”. In che periodo dell’anno gli studenti salgono alla Benedicta? “Tra metà aprile e fine maggio”, conclude don Armano. Resta quindi da porsi questa domanda: per tutto il resto dell’anno cosa ne sarà del centro di documentazione?

Il cantiere del centro di documentazione della Benedicta

Franco Ravera, presidente dell’Unione Montana Dal Tobbio al Colma, tra i futuri gestori del centro, la pensa come don Armano: “L’opera va senz’altro ultimata. Rispetto a quanto detto nel Consiglio del Parco Capanne, a oggi non serve nessuna verifica sui lavori eseguiti finora: ci sarà un collaudo finale”. Non ci sono però certezze sulla destinazione e sulla gestione. “C’è la disponibilità della Regione – conclude Ravera – a valutare ulteriori fondi per questo scopo”. Il rischio di avere una “cattedrale nel deserto” è tutt’altro che lontano, finora. Bruno Merlo, sindaco di Parodi Ligure, chiede cautela, anche per un discorso storico: “Con il centro di documentazione si vuole trasmettere, a tutti ma in particolare ai giovani, l’importanza di ciò che è successo alla Benedicta e quel che fatti di tale gravità naturalmente spingono a considerare : i valori di libertà, il sacrificio, gli ideali su cui si fonda la nostra democrazia. Ma un’altra domanda io mi pongo da un po’ di tempo: spinti dal desiderio di trasmettere pensieri così necessari non ci stiamo dimenticando che questo luogo oltre che testimonianza dei fatti tragici dell’aprile 1944 è anche testimonianza di secoli della storia di questi luoghi a cui apparteniamo, di quel territorio che ha sempre avuto una accezione ben più vasta degli attuali assetti amministrativi e al cui interno la Benedicta è stata punto di riferimento per le vie di comunicazione, per l’economia e la sopravvivenza delle sue genti? Non corriamo il rischio di cancellare con il pur importante ultimo evento, tragico e ricco di significato, i tanti secoli di storia di questo luogo che con San Remigio (ex abbazia di Parodi, ndr) traccia la presenza e l’attività dei monaci Benedettini e Cistercensi nella nostra zona?”

Bruno Merlo, sindaco di Parodi Ligure
Bruno Merlo, sindaco di Parodi Ligure

“Ebbene – prosegue il sindaco di Parodi – questa è a mio parere la questione che forse finora ci sì è posta in modo superficiale e insufficiente o non ci si è posta affatto. Ritengo occorra rendere compatibile il primo obiettivo, il ricordo dei fatti recenti, con la storia ben più antica che la Benedicta rappresenta. E questo che vuol dire in pratica? Che la struttura memoriale che si sta costruendo non può e non deve soverchiare la testimonianza che i ruderi della Benedicta rappresentano, non può e non deve cancellarla. Certo – conclude Merlo – da tempo essi necessitano di manutenzione e di salvaguardia e forse ci si doveva pensare prima, ma non è tardi. Il progetto della struttura, riconsiderato in parte se necessario, deve partire dal costruito per arrivare ad una ultimazione che lo renda compatibile con l’ambiente e nel rispetto della struttura storica della Benedicta che lo stesso progetto deve salvare e valorizzare. E naturalmente lavorando anche alla definizione di un modello sostenibile di fruizione e di gestione”. Modello che per ora non c’è.