Caserma Giorgi, il demanio chiede soldi: rischio affitto per le associazioni

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Un'ala dell'ex caserma Giorgi

“A settembre sapremo di che “morte” dovremo morire”. Lo scenario viene prospettato dal Banco alimentare e dal Comune di Novi, poiché entro il prossimo mese scadrà la convenzione decennale con il demanio civile di Torino che ha la competenza e la gestione su tutti i locali della ex caserma Giorgi di via Verdi, dove hanno trovato sede negli ultimi anni molti enti ed associazioni. Citiamo: il Comando della polizia municipale, l’associazione Arma dei carabinieri, l’Aido (donatori d’organi), l’Aism (sclerosi multipla), l’associazione musicale Casella, Spazio giovani, associazione Aeronautica, Anfi (Finanza), il centro studi In Novitate, il Centro per la vita e il Banco alimentare. Il timore di tutti è l’aumento dei canoni d’affitto, in parte pagati dal Comune oppure pagati dagli enti stessi a canone calmierato. Fa eccezione da questo rischio il Comando della Guardia di Finanza, essendo emanazione statale e quindi inserito nei costi fissi demaniali.

“Al momento non possiamo ancora prendere decisioni, quindi se restare oppure no – spiega il presidente del Banco Alimentare della Provincia, Paolo Bertolini – in quanto gli ultimi contatti li abbiamo avuti a marzo, quando la vecchia dirigenza del demanio ci informò del fatto che a settembre potrebbero essere adottati aumenti sul canone di locazione, in rapporto al reddito catastale dell’immobile. Capirà, noi versiamo annualmente una quota poco più che simbolica, al di sotto dei mille euro. Un aumento consistente creerebbe parecchi problemi amministrativi ad un ente di volontariato che si batte quotidianamente per fare in modo che tutti possano mangiare. Una soluzione c’è stata proposta: trasferirci nei locali dell’aeroporto Mossi, sempre di proprietà del demanio. Peccato che esita l’enorme problema legato alla presenza di amianto. Per cui, prima di tutto penseremmo a far fare la bonifica, dopodiché valuteremo cosa fare. Credo che si dovrà prendere in considerazione la proroga della convenzione. Non possono mandarci via, perché non esiste alternativa concreta”.

“Non sappiamo cosa accadrà a settembre – aggiunge il sindaco di Novi, Gian Paolo Cabella – perché i nostri interlocutori, ovvero la precedente dirigenza demaniale non c’è più. Sembra che il demanio voglia far cassa con l’applicazione degli affitti. Di solito, lavori in buona parte eseguiti dai diretti interessati, è il Comune a pagare. Siamo in una fase di stallo e quindi attendiamo che passi questo periodo di ferie per riprendere i contatti col demanio”.