Il Consorzio Tutela del Gavi gestore del Forte”. L’idea-provocazione è di Armando Di Raimondo, autore di tanti libri storici sulla fortezza gaviese e sulla Val Lemme, fra i soci fondatori dell’associazione Amici del Forte di Gavi. La fortezza non sta certamente attraversando uno dei suoi momenti migliori: crollo dei visitatori, la mulattiera che sale da Gavi mai più sistemata dall’alluvione del 2014, l’illuminazione artistica spenta da tempo per carenza di fondi. “Se va avanti così – commenta Di Raimondo -, il Forte all’ingresso dovrà appendere un cartello con la scritta: “Chiuso per burocrazia: rivolgersi a Torino per fissare un appuntamento”. Non sappiamo cosa abbia ora in mente il Polo Museale, di sicuro arrivati a questo punto chiedere una “donazione” per pagare (principalmente) le bollette della luce, lascia pensare che si è toccato il fondo; se fosse un’azienda dovrebbe portare i libri in tribunale. Agli sponsor (e sono stati tanti) che hanno sempre sostenuto le manifestazioni che un tempo si svolgevano al Forte, si possono chiedere contributi se questi sono finalizzati a rilanciare il Forte, in altre parole investimenti produttivi, non certo si può chiedere loro di sostenere le spese per l’ordinaria amministrazione”.

Una rievocazione nel Forte nel 2013

Di Raimondo ricorda i tentativi passati per cercare di sollevare le sorti del Forte: “Da una sezione distaccata del Museo d’Artiglieria ai possibili collegamenti fra il Borgo e la Fortezza. Suggerimenti e proposte che tutto sommato non hanno mai trovato adeguate risposte da parte delle istituzioni preposte. Vanno liberalizzate le concessioni per assegnare spazi del Forte ad imprenditori del settore intrattenimento e ospitalità (alberghiero e/o ristorazione), creando almeno un book shop e/o dare in gestione piccole attività per vendere ai visitatori qualche genere di conforto, magari impiegando gli stessi custodi”. Poi la provocazione: “Se il Polo Museale non è grado, per troppi vincoli burocratici, di gestire il Forte trovi chi eventualmente sia in grado di farlo o chiunque voglia farlo. Uno per tutti, ad esempio, potrebbe essere il Consorzio Tutela del Gavi, al quale si potrebbero assegnare spazi e gestione, così da tutelare oltre al vino anche il Forte stesso”. Alcuni anni fa il Consorzio aveva scelto proprio il Forte come location per i suoi salvo poi decidere diversamente, non si sa se per screzi con il Polo museale. “Se Torino – prosegue Di Raimondo – ha una responsabilità burocratica nei confronti della gestione del Forte, il Comune di Gavi ne ha sicuramente una “morale”, storicamente parlando, nel non volersi prendere in carico quello che un tempo era il “Forte di Gavi” e di nessun altro. Chiudere il portone principale del Forte e consegnare le chiavi a Torino non può essere la soluzione: è solo una resa senza condizioni”.