Il Gavi docg può essere considerato un prodotto di eccellenza del territorio pur continuando a utilizzare pesticidi che rischiano la messa al bando poiché dannosi per la salute e l’ambiente? La questione è stata al centro del dibattito di sabato scorso al teatro Giacometti di Novi Ligure. Legambiente ha chiamato a discutere al teatro Giacometti gli apicoltori, il Consorzio tutela del Gavi, un medico e l’amministrazione comunale sul “L’agricoltura è sostenibile? e il Gavi?”.

Api morte in Val Lemme

Un mese fa circa in Val Lemme si è verificata l’ennesima moria di api. L’Asl ha certificato che sono morte per avvelenamento, senza tuttavia attribuirne il decesso direttamente ai pesticidi diffusi nei vigneti per combattere la flavescenza dorata, da anni al centro del dibattito poiché considerati pericolosi ma è chiaro che nell’ambiente c’è qualcosa di “anomalo”. “I prodotti usati in agricoltura – ha detto il medico arquatese Diego Sabbi – rispetto al passato hanno una tossicità inferiore ma hanno comunque delle conseguenze. Il glifosato, utilizzato come diserbante lungo le strade, agisce sulla flora batterica intestinale ed è stato definito probabilmente cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità. C’è da chiedersi se l’aumento delle malattie degenerative non sia legato a questi veleni o alle loro miscele diffuse nell’ambiente”.

L’incontro di sabato scorso a Novi Ligure

Come ha ricordato Francesco Panella, apicoltore di Tassarolo, da sempre attento al problema, dal 2000 negli Stati uniti la diffusione degli esterofosforici, una delle sostanze usate come pesticida, è vietata in prossimità delle abitazioni. “Al contrario – ha detto – nel territorio del Gavi non c’è nessuna cautela, si fanno i trattamenti vicino a frazioni e cascine. Mi chiedo se il consorzio non possa almeno affiggere dei cartelli per avvertire la popolazione”. Davide Ferrarese, agrotecnico del consorzio, è da sempre attento al problema: “I viticoltori che eseguono i trattamenti sono abilitati per legge e utilizzano strumenti certificati. Ricordo che i trattamenti contro la flavescenza sono obbligatori dal 1998. I soci del consorzio sono sensibili al problema: il 10% dei nostri associati si sono convertiti al biologico e noi abbiamo attuato un progetto per ridurre al minimo la diffusione dei trattamenti al di fuori dei vigneti. Ci sono accordi con gli apicoltori sul periodo di diffusione delle sostanze: nessun trattamento viene effettuato durante, per esempio, la fioritura della vite. Inoltre, da cinque anni ci sono progetti per il monitoraggio dell’insetto vettore della flavescenza, in modo da cercare di colpire solo dove è presente. Il consorzio – ha detto ancora Ferrarese – da anni dialoga con gli apicoltori poiché vuole tutelare l’ambiente”.

Il problema, ha sottolineato ancora Panella, è che le sostanze utilizzate non uccidono solo l’insetto vettore della flavescenza ma tutti gli insetti, oltre a mettere a rischio la popolazione: “Il nostro vino è un’eccellenza, che dà qualità e reddito su una piccola superficie ma purtroppo, se le cose non cambieranno, come apicoltori denunceremo il Gavi come docg non sostenibile dal punto di vista ambientale poiché qui continuano a morire le api. Ricordo che un grammo di neonicotinoidi, una delle sostanze impiegate nelle vigne, ha una tossicità pari a 7 kg di ddt. L’Unione europea ne sta valutando la messa al bando. Il consorzio elimini queste sostanze”. “Il nostro vino – ha ribattuto Ferrarese – non è inquinato da alcuna sostanza, a testimonianza dell’attenzione dei nostri viticoltori. Faremo ulteriore formazione a favore dei nostri associati sull’argomento a testimonianza della volontà di continuare a essere sostenibili. La vigna è fondamentale per il paesaggio e per la manutenzione del territorio”. Il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, ha proposto la creazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti coinvolti: “Questo incontro deve essere un punto di partenza”.