A settembre 2011 sono partito per il Brasile con un biglietto di sola andata, con l’intenzione di girare il Sud America per un anno. Ma allora non avrei mai immaginato che a gennaio 2017 sarei stato ancora “on the road” e, anzi, che questo sarebbe diventato il mio nome da viaggiatore, scrittore e presentatore “sulla strada”. Invece, è proprio così: da poche settimane è cominciata la quinta tappa dei viaggi di “Massi on the road”, della durata prevista di quattro mesi. Dopo una lunga riflessione ho deciso di tornare nello stesso paese dove ho trascorso quasi sei mesi da settembre 2013 a febbraio 2014. Dopo un anno e mezzo in Sud America e tre mesi in Sud Africa sicuramente ci sarebbero state mille altre mete possibili, ma ho deciso di chiudere il cerchio nel paese che forse più di tutti ha cambiato la mia vita.

Durante la prima esperienza (descritta nel libro “Massi on the road in India”) avevo impegnato il mezzo anno a disposizione con tre attività principali: volontariato con ragazzi di strada presso vari centri Don Bosco; cammino spirituale (corso di meditazione e di yoga, cura ayurvedica); scoperta dell’India centrale e meridionale, con i suoi templi fantastici e le spiagge tropicali. Tutto ciò condito dalla magica e folle atmosfera indiana, con il suo mix irresistibile di colori, odori, sapori che non lasciano indifferenti. Tre settimane dopo aver lasciato l’Italia vorrei descrivere con un breve testo in forma di diario le prime esperienze e avventure indiane.

L’Epifania tutte le feste porta via… e non solo! Domenica 8 gennaio saluto non solo la famiglia e gli amici con i quali ho trascorso delle stupende feste di Natale, ma anche l’Italia! Con il primo volo arrivo a Istanbul, dove mi attende subito una brutta sorpresa: la connessione per Mumbai è segnata con tre ore e mezzo di ritardo. Ma dal momento che vado in India, cerco di applicare uno degli insegnamenti più grandi appresi in questo paese: nella vita è fondamentale essere equanimi, cioè non arrabbiarsi per i problemi e non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene. Infatti, scopro che in realtà sono molto fortunato: nel fine settimana ha nevicato molto a Istanbul e sono state cancellate centinaia di voli…il mio è uno dei pochi che parte! Atterro a Mumbai con cinque ore di ritardo e scopro che il bagaglio imbarcato è andato perso. Un destino che condivido con almeno altri 100 passeggeri: Turkish Airlines è andata veramente nel pallone a causa della neve! Ma non tutto il male vien per nuocere: invece di arrabbiarmi vedo il lato positivo della situazione e vengo ricompensato con varie t-shirt di Don Bosco che i Salesiani di Mumbai mi regalano quando sanno che sono senza vestiti!

La mia casa per due settimane è a Matunga, un quartiere piuttosto tranquillo per gli standard di Mumbai, caotica metropoli con 20 milioni di abitanti. Sono ospitato da Don Savio, un salesiano che conosco da dieci anni, e mi sento subito perfettamente integrato in un posto dove ho trascorso più di un mese durante il viaggio precedente. Mi ci vuole un pomeriggio per riprendermi dal jet-lag e dallo shock termico: inverno a Mumbai significa temperatura minima di 18-20 gradi e massima spesso sopra i 30! Ma già il giorno dopo vado allo “Shelter Don Bosco”, una casa per ex ragazzi di strada dove ho fatto volontariato nel 2013. Sono molto emozionato quando varco il cancello di questo edificio che nel corso dei suoi quasi 30 anni di storia ha dato alloggio, cibo, educazione a migliaia di giovani senza casa e spesso, purtroppo, senza famiglia. I bambini mi accolgono con entusiasmo e mi chiedono senza tregua tre cose: il mio nome, il mio paese e se sono sposato!
Un altro giorno vado in un quartiere più a nord, Borivali, per visitare alcuni dei ragazzi conosciuti tre anni fa: mi commuovo quando li vedo così cresciuti, non solo fisicamente ma anche umanamente. Il periodo di vita in strada è ormai lontano, stanno ottenendo ottimi risultati a scuola e hanno mantenuto la loro vitalità e simpatia debordante!

Durante il primo fine settimana indiano vengo invitato a partecipare a una gita di due giorni nella missione Don Bosco di Walwanda, una zona rurale circa 100 km a nord di Mumbai. Qui vivono gruppi “tribals” di Adivasi, gli “aborigeni” dell’India. I Salesiani si impegnano a migliorare la situazione scolastica ed educativa di tanti giovani, indipendentemente dalla loro casta e religione. In compagnia di 15 ragazzi e ragazze di Mumbai e di alcuni educatori visitiamo le umili capanne di alcuni contadini e ascoltiamo le loro storie: hanno un’esistenza segnata dalla povertà ma anche da una grande dignità e dal desiderio che le persone li rispettino, invece di considerarli inferiori perché “fuoricasta” (in altri articoli entrerò più nel dettaglio di questo tema estremamente complesso).

In mezzo a tante visite di progetti interessantissimi mi ritaglio un po’ di tempo per dedicarmi a due attività fondamentali della mia vita: esplorare posti nuovi e meditare! Visito zone sconosciute di Mumbai come il Dhobi Ghat (una sorta di megalavanderia a cielo aperto dove centinaia di persone sono impegnate a lavare e stendere vestiti di tutti i tipi) e la spettacolare moschea di Haji Ali che si trova sul Mar Arabico, collegata da una passerella asfaltata che viene sommersa dall’alta marea. Domenica 22 gennaio torno alla Global Vipassana Pagoda, visitata nel 2013: allora sapevo a malapena il nome, nel frattempo sono diventato un meditatore con alle spalle 3 corsi intensivi di 10 giorni in silenzio e con una pratica quotidiana di due ore che cerco di mantenere con costanza. Medito per varie ore nell’immensa pagoda insieme a circa 1000 meditatori e porto un po’ di calma e silenzio nella mia mente così coinvolta (e sconvolta!) dalle tante bellezze della città ma anche dalla povertà delle slum e della gente di strada.

L’ultimo giorno a Mumbai è dedicato allo Shelter: trascorro varie ore con i bambini e facciamo una videochiamata skype davvero speciale, connettendoci con una scuola superiore di Stradella dove sono stato due volte a presentare i miei viaggi. L’idea è della professoressa di religione, Nunzia, una cara amica che svolge un lavoro eccellente di trasmissione non solo di conoscenze, ma di condivisione di valori fondamentali come l’amore per il prossimo e la solidarietà. I ragazzi dello Shelter ballano, i loro coetanei italiani si presentano in inglese e l’incontro (anche se solo virtuale) è davvero emozionante: un’esperienza eccellente da ripetere presto! Alle sette di sera lascio lo Shelter con le lacrime agli occhi, due ore dopo sono già sul treno notturno che mi porterà ad Hyderabad, seconda tappa del mio viaggio.

Arrivederci Mumbai, ci rivedremo a maggio!