Sul sito terzovalico.it, quello ufficiale della Grande opera, c’è scritto che l’attivazione del Terzo valico del Giovi sarà tra tre anni, nel 2022 (www.terzovalico.it/progetto/focus-on.html) ma il 7 giugno scorso, a Rapallo, Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi, ha affermato: “Nel 2023 confermiamo il completamento della tratta Genova-Tortona”, come riportato dal sito web dell’emittente tv Primocanale. Soltanto tre anni fa, il 9 aprile 2016, a Novara, in occasione della firma dell’ennesimo protocollo legato al Terzo valico, proprio Gentile aveva dichiarato a Repubblica che “il Terzo Valico tra Piemonte e Liguria sarà “verosimilmente” operativo per il 2021, mentre per 2022 dovrebbero essere pronti i collegamenti ferroviari Torino-Genova e Milano-Genova in 60 minuti”. Le ultime dichiarazioni dell’amministratore delegato di Rfi, dieci giorni fa, sono state rilasciate dopo la pubblicazione di un articolo di Repubblica che, sulle pagine di Genova, evidenziava come la crisi finanziaria che rischia di portare verso il fallimento Condotte d’acqua, finita in amministrazione controllata, potrebbe minacciare la realizzazione dell’opera. La società romana detiene infatti il 31% delle quote del Cociv e l’articolo dava conto dell’impossibilità della stessa di versare a Rfi la somma prevista da contratto come garanzia per la costruzione del quinto lotto. Situazione che, nel marzo scorso, secondo Repubblica che cita un documento ufficiale del Cociv inviato a Rfi, “rischia di rendere gravoso l’andamento generale dei lavori”.

Il tunnel scavato a Voltaggio

L’articolo parlava del rischio di chiusura dei cantieri. Gentile ha quindi rassicurato tutti annunciando, senza che sia stato evidenziato da nessuno, un ulteriore ritardo di almeno un anno nella fine dei lavori. Il Cociv , da parte sua, ha inviato ai mass media solo poche righe per annunciare che “i lavori per la realizzazione del Terzo Valico proseguono senza alcuna interruzione. Il consorziato Salini Impregilo (socio di maggioranza del Cociv, ndr), infatti, stante la situazione di Condotte, si è temporaneamente dato carico delle esigenze del consorzio per garantire la continuità delle attività realizzative del progetto, considerate strategiche per poter dotare il Paese di un sistema ad alta velocità-capacità nei tempi previsti”. Chissà quali sono, a questo punto, i tempi previsti. Anche perché lo scavo del tunnel di valico dal Piemonte verso Genova (27 km in totale), precisamente dal cantiere di Radimero di Arquata, va avanti ma a singhiozzo. L’impatto con le sorgenti degli acquedotti di Sottovalle e Rigoroso-Borlasca da parte di una delle due talpe meccaniche era stato previsto inizialmente a febbraio di quest’anno, poi a fine aprile ma finora non c’è stato. Questo perché, spiega Claudio Coffano, presidente dell’Osservatorio ambientale del Terzo valico, “ci sono stati degli stop di carattere organizzativo nello scavo”. Lo conferma anche il sindacato, con Rocco Politi (Fillea Cgil): “Le talpe devono essere fermate ogni volta che le vasche di deposito dello smarino sono piene e vanno quindi svuotate”.

Il tunnel del Valico a Radimero
Il tunnel del Valico a Radimero

Rfi, da parte sua, spiega: “La fresa sta operando rispettando i tempi tecnici di fermo programmato per la manutenzione. Una delle due frese è, infatti, in fase di manutenzione programmata ma, a breve rientrerà in funzione. Ad oggi sono stati scavati complessivamente oltre 5 km”. A Radimero sono attese anche le vasche dedicate alle analisi dell’amianto nello smarino: a che punto sono? “Si è completata – spiega Rfi -, con apposita procedura, la fase autorizzativa al Ministero dell’Ambiente per la realizzazione delle vasche aggiuntive. Gli interventi, della durata di circa tre mesi, saranno avviati nella stagione estiva e l’entrata in funzione è compatibile con le necessità di spazi che si renderanno necessari per l’allocazione dei materiali di scavo delle due frese”. Dove finisce lo smarino di Radimero? “I materiali scavati da Radimero vanno nelle piazzole provvisorie di Romanellotta dove viene attesa la bio degradazione dei tensioattivi presenti nelle terre scavate con Tbm (talpa meccanica, ndr) e, una volta caratterizzati, inviati ai siti finali individuati dal Piano di utilizzo delle terre da scavo”.