Un'altra immagine della manifestazione dello scorso autunno

Il governo riapra il tavolo delle trattative per la vendita dell’Ilva garantendo la continuità del rapporto di lavoro a tutti i lavoratori che transiteranno in Am InvestCo Italy. Per lo stabilimento di Novi Ligure, no ai 54 esuberi. È la posizione unanime uscita dalla riunione che si è svolta ieri pomeriggio in municipio a Novi, convocata dal sindaco Rocchino Muliere. Vi hanno preso parte sindacalisti, parlamentari, consiglieri regionali, rappresentanti della Provincia, amministratori e consiglieri comunali di Novi. In sostanza, i dipendenti dello stabilimento novese, e non solo, non devono subire il cambio di proprietà.

Lo stabilimento Ilva di Novi Ligure

Tutti hanno respinto le cifre proposte dal Gruppo Arcelor Mittal – Marcegaglia relative agli esuberi, 54 solo per lo stabilimento novese, e le condizioni di riassunzione dei dipendenti Ilva riferite agli aspetti retributivi, di anzianità e di inquadramento che sugli altri diritti, messi in discussione dagli acquirenti della società siderurgica che opera a livello nazionale. “Innanzitutto – spiegano dal Comune di Novi Ligure – durante l’incontro è stata espressa vicinanza e solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici. Inoltre, è emersa la forte preoccupazione per eventuali ripercussioni sullo stabilimento novese, comprese numerose aziende che fanno parte dell’indotto, e le conseguenti ricadute negative sull’economia cittadina. È emersa, altresì, la condivisione della posizione assunta dal governo, vale a dire l’interruzione del tavolo delle trattative, in quanto ritenuta inaccettabile la proposta del Gruppo Arcelor Mittal – Marcegaglia relativa alle condizioni di riassunzione dei dipendenti Ilva e alla richiesta di esuberi”. Condivisa da tutti i presenti la piattaforma sindacale dell’Ilva di Novi Ligure, alla base della manifestazione indetta dai lavoratori, in programma giovedì. Il governo aveva interrotto il tavolo con il Gruppo Arcelor Mittal – Marcegaglia ritenendo inaccettabili le condizioni proposte, a cominciare dai 4 mila esuberi in tutti gli stabilimenti italiani.