Tornano a scioperare contro gli esuberi e a difesa del proprio contratto di lavoro i dipendenti dell’Ilva, quando ancora non è del tutto conclusa la cessione alla nuova proprietà, costituita dagli indiani Arcelor Mittal e dall’italiana Marcegaglia che insieme compongono AmInvestCo Italia srl.

Lunedì sono previste 8 ore di astensione dal lavoro sui 3 turni con picchetto organizzato anche davanti allo stabilimento di strada Bosco Marengo.

In totale nei 3 centri principali, Taranto, Genova e Novi, gli esuberi dichiarati sono oltre 4 mila, su 9 mila 600, a cui si aggiungono i circa 350 delle partecipate, 45 dirigenti e altri dipendenti di società francesi (Socova e Tillet) che fanno capo al Gruppo.

Al momento, Novi, con 54 unità di esubero dichiarate, appare l’insediamento meno colpito dal provvedimento. Lo sciopero sarà in concomitanza con l’incontro sindacati – azienda, previsto appunto lunedì a Roma.

“Le Rsu Ilva di Fim – Fiom e Uilm di Novi – si legge nel comunicato sindacale – a seguito dell’avvio della procedura ex art. 47 prevista al Mise (Ministero per lo sviluppo e l’economia, ndr) per la vendita dell’Ilva in amministrazione straordinaria, e viste le condizioni particolarmente dure previste dalla lettera di avvio procedura (passaggio non in continuità col contratto in essere, perciò rischio job act e rischio di perdere parti di busta paga, più un numero elevato di esuberi) proclamano 8 ore di sciopero lunedì 9 ottobre sui tre turni”-.

Il comunicato si conclude con: “siccome anche per il sito di Novi Ligure sono stati dichiarati 54 esuberi e non si sa ancora chi essi siano, sottolineiamo che questa debba essere una lotta effettuata da tutti (impiegati compresi).

“Le società che dovrebbero acquistare in via definitiva l’ILVA – è intervenuto il senatore Federico Fornaro (MPD) – hanno reso noto le loro intenzioni sul personale, confermando i 4.000 esuberi ed esplicitando le condizioni vessatorie, per i lavoratori che transiteranno dall’attuale gestione commissariale, grazie alle norme contenute nel Jobs Act.Proprio grazie al Jobs Act, Mittal e Marcegaglia vorrebbero gestire il personale secondo i propri piani e convenienze, con un inaccettabile attacco ai diritti dei lavoratori. Il percorso di cessione prevede, però, come elemento fondamentale il positivo esito del confronto con i sindacati. Ora il Governo non può e non deve sottrarsi al suo ruolo per evitare che a pagare il conto della crisi dell’Ilva siano solamente i lavoratori sia in termini di esuberi sia di privazione dei diritti per chi rimane a lavorare negli stabilimenti del gruppo”.