(foto da Facebook)

In manette il ristoratore novese, Domenico Dattola, 48 anni, arrestato dai carabinieri che hanno portato a termine, insieme alla Guardia di Finanza, l’operazione “Monopoli”. L’imprenditore è finito in carcere e sono stati posti in amministrazione controllata a Novi tre ristoranti: il Bandiera, più volte chiuso perchè secondo la questura era frequentato da pregiudicati, Il Bunet, sotto il museo dei campionissimi, dei quali, come emerso dalle indagini, Dattola sarebbe il socio occulto,  e poi l’ex ristorante Franco e Ciccio,  situato lungo la provinciale Bis dei Giovi, chiuso in seguito al decesso del gestore dall’estate scorsa e, che Dattola intendeva acquistare. L’uomo, già noto alla magistratura, aveva nascosto in casa 25 mila euro, nel sotto fondo del comodino in casa. Le accuse per Dattola sono di estorsione e spaccio di stupefacenti e con lui sono indagate altre dodici persone per spaccio e anche per l’intestazione fittizia dei locali. Sequestrate preventivamente le quote di 3 società, anche riconducibili a congiunti di Dattola, e di una ditta individuale, tutte operanti attualmente o in passato nel settore della ristorazione, nonché rapporti bancari in essere presso 5 diversi istituti di credito a esse riconducibili e 2 autovetture.

L’attività d’indagine, come è stato spiegato stamattina in conferenza stampa ad Alessandria da carabinieri e Gfd, sviluppatasi mediante attività tecniche, accertamenti bancari e patrimoniali, nonché attraverso l’uso di particolari software elaborati dal Servizio Centrale Investigativo sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, ha permesso di documentare il ricorso sistematico a metodi di intestazione fittizia di società e ditte individuali allo scopo di schermare l’origine del patrimonio accumulato, derivante da attività estorsive e di spaccio di sostanze stupefacenti, nel tentativo di eludere l’applicazione di misure patrimoniali. 

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Le indagini hanno portato alla luce un’infiltrazione criminale nel tessuto economico locale tramite la gestione di numerose attività di ristorazione gestite, in via continuativa, mediante l’utilizzo di prestanome (in primis componenti del nucleo familiare ovvero di meri esecutori privi di qualsivoglia autonomia economica), ai quali venivano intestate quote o cariche societarie. La posizione giudiziaria dell’arrestato infatti, relativa a pregresse condotte di estorsione e di droga, nonché all’attuale sottoposizione a misura di prevenzione personale, non sarebbe stata di certo compatibile con la gestione dei pubblici esercizi di Novi Ligure, ora sottoposti a provvedimenti, che godevano di buona visibilità commerciale e di una forte affluenza di avventori.

Proprio ieri la giunta del Comune di Novi Ligure ha dato mandato al suo legale di sfrattare il titolare del Bunet, il novese Giuseppe Ferrari, perchè da anni non pagava l’affitto.