Dopo aver concluso il “Budda Tour” a Lumbini mi trovo per la prima volta in Nepal e decido di restare due settimane per esplorare un po’ questo nuovo paese. Scarto l’idea di andare a Kathmandu: la capitale è sicuramente affascinante, ma è molto inquinata, rumorosa e con un traffico infernale. Per questa ragione opto per Pokhara, la seconda città più grande del Nepal, ma molto tranquilla, soprattutto “Lakeside”, il quartiere turistico sulla riva del lago Phewa. Vi arrivo nel tardo pomeriggio di domenica 26 marzo, stanco dopo un tragitto in bus di 10 ore per percorrere 200 km! Trovo una stanza, esco per cena… e si mette a piovere! Sono sorpreso e contento: è la prima pioggia da quando ho cominciato il viaggio due mesi e mezzo fa! Ma non immagino che mi accompagnerà per più di una settimana.

La mattina dopo mi sveglio all’alba, salgo sulla terrazza dell’albergo, pronto a godermi lo spettacolo delle vette innevate dell’Himalaya… ma rimango deluso perché una spessa coltre di nuvole blocca la visuale. Anche il lago si vede a malapena, immerso nella nebbia. Giorno dopo giorno mi alzo pieno di speranza, ma le nuvole non lasciano scampo. Inoltre, piove praticamente ogni pomeriggio, rendendo più complicate e bagnate le camminate nella zona. La grande sorpresa dei giorni di pioggia è l’incontro con Lana, una carissima amica dai tempi dell’Austria. Scopriamo grazie a Facebook di essere entrambi a Pokhara e ci vediamo per tre giorni: abbiamo tante storie da raccontarci a distanza di 4 anni dall’ultima volta, e passiamo le ore a parlare e a mangiare, visto che il tempo non permette molto di più.

Sabato mattina finalmente rispunta il sole e parto presto per raggiungere Sarangkot: in due ore di camminata salgo a 1500 metri e dalla cima della montagna spero di poter finalmente vedere qualche vetta dell’Himalaya. Ma anche questa volta le nuvole in lontananza coprono la visuale. Decine di persone fanno “paragliding”, volando giù fino al lago e riempiendo il cielo di tante macchie colorate. Nel pomeriggio torno indietro evitando per pochi minuti un temporale violento e chicchi di grandine grandi quasi come palline da ping-pong! Chiedo a varie persone del posto se ci sono possibilità che il tempo migliori e le risposte sono incoraggianti: “La pioggia e la grandine sono un buon segno, il cielo sarà presto limpido”. Il giorno dopo, in effetti, splende il sole e vado al lago di Begnus Tal, a un’ora circa di distanza. Da lì, in cima a una collina, vedo per la prima volta le vette imbiancate dell’Himalaya. Non faccio quasi in tempo ad ammirarle e a fare una foto, però, che le nuvole le coprono… e le fanno sparire per il resto della giornata.

Il mattino successivo alle sei osservo il cielo e non ho dubbi: voglio fare ancora un tentativo!In compagnia di un amico spagnolo prendo un bus fino a un piccolo paese a circa 30 km da Pokhara. Ci troviamo a quota 1100. Con tre ore di cammino e di ripida salita arriviamo all’”Australian Camp” a 2060 metri, un insediamento con tre-quattro alberghi e un campeggio. Nel pomeriggio diluvia ma tutti i presenti se ne rallegrano sperando che questa ulteriore pioggia finalmente ripulisca bene il cielo. Vado a dormire pieno di ottimismo.

Mi sveglio alle 5, apro la finestra e non credo ai miei occhi: HIMALAYA! Esco di corsa e il panorama che si presenta davanti ai miei occhi cancella le ultime tracce di sonno. Dopo averle aspettate per otto giorni finalmente le vette si mostrano nel loro splendore. Anche se il sole deve ancora sorgere c’è già sufficiente luce per ammirare l’Annapurna (8000 metri) e altre montagne superiori ai 7000 metri. Quando arriva l’alba, annunciata da una punta di sole a est, mi commuovo e piango di gioia. L’aria fresca lascia spazio ai primi timidi raggi che illuminano le montagne e accendono il paesaggio. Mentre bevo un thé caldo sento l’euforia tipica dei momenti di viaggio più speciali, quelli che ricoderò per sempre con granda emozione: la lunga attesa ha reso la bellezza del paesaggio ancora più unica.

Torno a valle sentendo musica e cantando a squarciagola le mie canzoni preferite.

Il giorno dopo riparto: grazie Nepal e arrivederci! India, sto tornando!