L'area di cascina Borio allagata nel 2020 prima dell'eliminazione dell'acqua da parte della Riccoboni

La Provincia non vuole eseguire i controlli sulla falda nella ex cava di cascina Borio, a Sezzadio, dove la Riccoboni sta allestendo la contestata discarica di rifiuti. Il conferimento potrà essere avviato solo dopo l’ok al progetto della tangenziale. A inizio maggio il ministero della Transizione ecologica, in base a documenti e immagini inviati dal Comune per dimostrare la presenza di un vero e proprio lago nella ex cava probabilmente formato dall’acqua della falda sottostante, aveva ordinato alla Provincia di eseguire controlli sul rispetto delle prescrizioni previste nell’autorizzazione alla discarica datata 2016. Il timore è che, una volta depositati i rifiuti, questi possano finire a contatto con l’acqua che finisce nei rubinetti di 250 mila persone nell’Acquese. La Riccoboni, da parte sua, aveva sostenuto che il lago si era formato per via delle piogge cadute dal 2019 e che ogni controllo previsto dall’autorizzazione è stato eseguito. Trascorsi due mesi, di fronte al silenzio di palazzo Ghilini, il sindaco di Sezzadio, Enzo Daniele, ha sollecitato la Provincia a eseguire quanto disposto dal ministero, richiedendo inoltre che i tecnici del Comune possano partecipare alle verifiche.

L’area di cascina Borio dopo lo svuotamento

Claudio Coffano dirigente del settore Ambiente della Provincia, interpellato sull’argomento, nega che siano state disposte verifiche: “Il ministero non ha ordinato né richiesto alcun controllo”. Questo nonostante i documenti dicano il contrario. Infatti, la Provincia ha dovuto rispondere al ministero, sostenendo però che le verifiche non servono poiché, innanzitutto, i rifiuti non sono ancora stati conferiti e che non ci sono state oscillazioni della falda. Palazzo Ghilini fa inoltre sua la tesi del tribunale di Alessandria, al quale si era rivolto il Comune nel 2020: ricorso respinto poiché non si è verificato alcun danno derivante dall’inquinamento della falda, c’è solo un rischio basato su dati non certi e riferiti alla mancata comunicazione dei controlli. Controlli di vario genere sui lavori quelli che la Provincia elenca nella sua risposta al ministero: nulla di nuovo però, poiché sono quelli in base ai quali Palazzo Ghilini ha già sostenuto l’acqua non proveniva dalla falda, come dice la stessa Riccoboni. Era acqua piovana, secondo loro.