La Regione stila le regole per servire il cibo nelle feste di piazza

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Festa sull'Aia - Foto Massimo Sorlino

Tempo d’estate, tempo di feste di piazza  Pro loco e associazioni fanno a gara per organizzare intrattenimenti all’aria aperta.

Musica, balli e cibo, sono le proposte più gettonate. Ed è proprio del cibo in piazza, che si è occupata la giunta regionale, che in questi giorni, su proposta dell’assessorato dell’agricoltura, ha varato il “Decalogo delle buone pratiche nella ristorazione collettiva no Profit”, rivolto appunto, a tutte le associazioni no profit, a partire dalle Pro Loco, che svolgono attività di ristorazione in occasione di fiere, sagre ed altre manifestazioni enogastronomiche, con l’invito di alzare la qualità dei cibi, ma soprattutto servire prodotti tipici del territorio.

Grigliata foto Massimo Sorlino

Non che sia un obbligo aderire a questa proposta, ma alle associazioni che sigleranno l’accordo, dovranno “mantenere vive le tradizioni locali, promuovere i prodotti tipici, dal vino ai formaggi, dalla frutta alle verdure, alla carne, in particolare i prodotti garantiti dalle denominazioni di origine e dai marchi di qualità”. Tutto questo in sinergia con i produttori agricoli locali. Inoltre dovranno “impostare i menù su principi di sostenibilità ambientale ed eticità”. Il che vuol dire non usare piatti, bicchieri e posate di plastica, ma preferire l’uso di stoviglie in materiali riciclabili e possibilmente compostabili.

Tutto questo perché l’assessorato ritiene che queste feste, sagre, manifestazioni enogastronomiche, siano spesso eventi che attraggono il turismo e aiutano lo sviluppo economico.

Tutti felici quindi e che festa sia!? Certo che no. Non ne sono proprio così convinti i ristoratori. “Sarebbe più logico – dicono pressoché all’unanimità – che le pro loco e le associazioni proponessero altri tipi di intrattenimento, invece troppo spesso, se non praticamente sempre, servono pasti durante le loro feste, sottraendo la clientela ai luoghi preposti alla somministrazioni dei cibi, ossia ristoranti, trattorie, agriturismi”. E spiegano: “Noi dobbiamo seguire norme ferree in fatto di igiene, sicurezza alimentare. Le nostre cucine sono sottoposte a controlli costanti, frigoriferi, abbattitori, fornelli, lavastoviglie, tutto passa sotto la lente d’ingrandimento delle autorità preposte, Asl in testa, ed è giustissimo, non si scherza con la salute delle persone, purtroppo nelle sagre si improvvisano cucine improponibili, per non parlare della conservazione della materia prima”. Anche sul conto hanno da dire:

“I prezzi poi non sono affatto bassi, se si considera che queste associazioni non pagano tasse o quasi, mentre noi siamo tartassati da balzelli di ogni genere. Comunque basta fare un po’ d’attenzione e ci accorgeremo che il conto di una cena di piazza, non è così inferiore rispetto al conte di un ristorante, esclusi i ristoranti stellati, naturalmente, in compenso lo è la qualità e il servizio”.

Di certo ora che i ristoratori ce lo fanno notare ci faremo caso. Su una cosa non possiamo che concordare, è più comodo cenare seduti a un tavolo apparecchiato con piatti in ceramica, bicchieri di vetro e posate inox, su questo non ci piove, ma l’estate dura poco e mangiare sotto le stelle è una sensazione magnifica…ah anche voi avete i dehors, ok finiamola qui!