La Residenza Pratolungo, in località Zerbi, a Gavi, rischia la chiusura dopo i fatti emersi ieri grazie all’indagine “Freedom”, condotta dalla stazione dei carabinieri di Gavi e coordinata dalla Procura di Alessandria. Tutti i 25 dipendenti della cooperativa Eliana di Grondona, gestore della residenza per malati psichici, proprietà della società Sorelle Zerbo, sono indagati per maltrattamenti. Per 13 di loro sono scattate misure cautelari e interdittive, che vanno dai domiciliari all’obbligo di rimanere distanti dalla struttura. Tutto è partito dalla denuncia dei genitori di un ospite che parlava appunto di maltrattamenti subiti. Le immagini registrate dalle telecamere lasciano pochi dubbi su come si operava all’interno della residenza, convenzionata con l’Asl e che quindi utilizza fondi pubblici: gli ospiti, come raccontano i carabinieri, venivano fatti oggetto di vessazioni, violenze fisiche, ingiurie, strattonamenti e spintoni. Ieri tutti i malati sono stati trasferiti in altre strutture sanitarie dai carabinieri e dalla Croce Rossa, rimasti nella residenza dalle prime ore dell’alba fino a sera.

I carabinieri ieri nella Residenza Pratolungo

Al momento, i carabinieri non hanno ancora reso noti i nomi degli indagati. Già in passato la coop Eliana era finita nei guai: nel 2016 è stata condannata dalla Corte dei conti del Piemonte a risarcire vari enti pubblici che avevano erogato fondi per tre minori ospitati nella struttura. Secondo i giudici torinesi, la residenza non era stata autorizzata ad ospitare minori, né tanto meno tale attività poteva essere prevista nei contratti stipulati con varie Asl, secondo la Corte da considerare nulli. Tesi non condivisa dalla prima sezione centrale di Appello della Corte dei conti a Roma, che nel 2018 ha annullato la sentenza di primo grado basandosi sull’accreditamento concesso dall’Asl alla Residenza Pratolungo nel 2010, con il quale veniva approvato il progetto di funzionamento della struttura per 20 soggetti portatori di disabilità di età compresa tra i 16 ed i 65 anni, quindi anche per minori.

Le ville costruite accanto alla Residenza sanitaria

All’inizio del decennio la residenza era stata interessata anche alla vicenda delle “ville sanitarie”, edifici costruiti lì vicino, sulla carta pertinenze della struttura stessa destinate a ospitare i familiari dei degenti, in realtà ville di lusso abitate dai proprietari della residenza stessa, che con la destinazione d’uso in questione, il socio assistenziale, non avevano pagato gli oneri di urbanizzazione, pari a 258 mila euro. Somma che venne versata al Comune solo nel 2014, quando una variante ha poi sanato quello che era considerato un abuso. Durante le indagini sulla vicenda, furono i carabinieri del Nas a svolgere verifiche anche sulla residenza insieme all’Asl e alla Regione. Alla fine, tutto, più o meno, risultò regolare. Ora, invece, l’ipotesi di una chiusura è al vaglio della commissione di valutazione dell’Asl.