La Val Borbera nella morsa del gelo

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Una pianta di cachi gelata

Più che un colpo di coda, l’inverno ha sferzato un colpo di frusta, un colpo talmente forte che ha lasciato tutti storditi. Meno 4 , meno 5 addirittura meno sette gradi segnava il termometro ieri mattina in Val Borbera; un po’ meglio questa mattina, ma poca roba.  “Una cosa così non si ricorda a memoria d’uomo”, dicono i vecchi scrollando la testa.

Vigneto gelato – foto Cia

Le raffiche di vento gelido hanno ucciso i fiori e le foglie dei noci, le acacie sono spente e le api, che fino all’altro giorno svolazzavano felici succhiando il nettare dei dolci fiori, sono sconcertate. Gli alberi da frutta, ciliegi, albicocchi peschi, avevano già i loro piccoli frutti, e promettevano un raccolto fatto di succhi e marmellate. Invece nulla di tutto questo.  Due giorni, dura questo incubo, c’è chi dice tre. In tre giorni ci siamo giocati la primavera, da non credere. E che dire di tutti quelli, come la sottoscritta, che ottimisti hanno adornato di fiori balconi, terrazzi e giardini. Ho visto persone versare lacrime su quei fiori neri, che non rifioriranno più. Pazienza da domani si ricomincia; perché chi ama i fiori non si arrende ad uno stupido inverno dispettoso, che non voleva lasciare così facilmente il posto alla primavera.

Certo, c’è chi soffre, anche per altri motivi, in questo momento, sono tutti coloro che delle coltivazioni hanno fatto la loro professione, quelli che lavorano la terra e con la terra mantengono le  famiglie. Per queste persone il dispiacere, se possibile, è maggiore.

gli ortaggi briciati nonostante il telo di protezione

Tra loro Ezio Poggio, titolare delle omonime Cantine di Vignole Borbera, che producono il Timorasso doc, parte dei suoi vigneti sono sulle alture di Cantalupo Ligure. Lì il vento e il gelo hanno picchiato forte.
“L’annata sarà sicuramente compromessa,  – dice con voce rassegnata  – non sono in grado in questo momento di quantificare  esattamente la perdita. Purtroppo contro le calamità naturali siamo impotenti, possiamo solo attendere che passino. Il nostro non è solo un mestiere, ma una passione, e vedere che in poche ore tutto ciò in cui crediamo e che amiamo può andare distrutto, mi amareggia. Mettiamo parte delle nostre energie per promuovere non solo un prodotto, ma un territorio e forse quest’anno ci sarà poco a promuovere. Possiamo solo aspettare.

C’è chi ha scelto da qualche anno di fare il contadino, e ha lasciato la città per trasferirsi in campagna è Maurizio  Carucci, cantante del gruppo musicale Ex Otago, che insieme alla compagna Martina Panarese, si dedica al recupero di antichi vitigni autoctoni e proprio quest’anno ha ampliato la produzione di Timorasso. La loro casa è Cascina Barban, un affascinante agglomerato di costruzioni in pietra, in prossimità dell’abitato di Figino, frazione di Albera Ligure

“Vedremo come reagiranno le piante –  spiega Maurizio – Non dovrebbero aver subito danni le barbatelle, che non erano ancora germogliate, ma questo gelo sicuramente ne rallenterà la crescita;  temo soprattutto per le viti che abbiamo piantato  tre anni fa. Credo che il gelo abbia bruciato il tra il 20 e il 30% delle piante, quindi penso che quest’anno avremo un calo di produzione. Difficilmente avremmo le noci; gli alberi erano in piena fioritura e il vento gelido li ha uccisi tutti. Si sono salvati i peri, e i meli, i fiori avevano anticipato molto la fioritura, quindi erano già sfioriti. Insomma vedremo”.

Quel che resta di un noce

Anche i vigneti della Val Sisola hanno sofferto, ed è un vero dispiacere, ci sono ragazzi che stanno scommettendo molto sul Timorasso, dedicando tempo e denaro a questa impresa.  Tutto questo non ci voleva.  In Val Sisola c’era chi aveva già iniziato la coltivazione degli orti, e ne ha risentito soprattutto chi aveva seminato per tempo fave e piselli, che ora, nonostante il tentativo di ripararli dal gelo con gli appositi teli, sono irrimediabilmente distrutti.