Il tempo clemente, di questa strana primavera, consiglia ossigenanti passeggiate sui sentieri delle valli. Capita spesso di intravvedere lepri, fagiani, cinghiali, daini e quant’altro, che seppur lontani, fuggono spaventati da noi. Non è così per i cuccioli di daino, che in primavere è facile scorgere. Questi magnifici esserini, rimangono nascosti tra i cespugli, senza muoversi, dove gli ha “detto” la mamma di stare. Una storia bellissima è capitata ad Alice, che come la sua omonima della celebre favola, ha avuto un contatto diretto con gli animali del bosco e grande emozione, con un “Bamby”.
L’ha visto per caso, mimetizzato com’era tra l’erba e la vegetazione. Sembrava abbandonato, Alice si è preoccupata, ha chiamato il servizio vigilanza faunistica della polizia provinciale, che le ha indicato il comportamento più corretto da tenere: “Le madri non stanno con i cuccioli, ma li lasciano accucciati e tranquilli nel folto del bosco, tra i cespugli o dell’erba e si avvicinano solo per l’allattamento. Questo comportamento è una strategia anti predatoria: il piccolo per i primi mesi di vita non ha odore e pertanto, appena lontano dalla madre, non attira i predatori come invece accadrebbe se fosse al seguito dell’individuo adulto. Le madri si mantengono sempre a distanza di sicurezza dai loro piccoli ma non li abbandonano”.
Insomma è chiaro, le mamme non abbandonano mai i loro piccoli. Quindi, se a qualcun altro capitasse di imbattersi in un cucciolo, deve allontanarsi senza toccare o spostarlo, perché se è in quel luogo, significa che la madre ritiene sia un posto sicuro e, non dimentichiamo che la mamma si trova poco distante a vigilare, anche se non la vediamo.
Prelevare un piccolo significa separarlo dalla madre e condannarlo, nella migliore delle ipotesi, a una vita innaturale dentro un recinto. Per effetto dell’imprinting il cucciolo riconoscerà l’essere umano che lo ha portato via come il genitore e non sarà più in grado, diventato adulto, di provvedere a se in modo autonomo.
La vita di questi animali deve restare una vita selvatica ed essi per sopravvivere devono temere l’uomo e non diventare dei mezzi animali domestici, come ad esempio è successo al daino (nella foto) che per qualche tempo ha vissuto a Roccaforte, girando per il paese e lasciandosi accarezzare da tutti. Lui non aveva paura dell’uomo, e un giorno un idiota munito di fucile, gli ha sparato. Purtroppo portarsi a casa cuccioli di animali selvatici, porta sempre, o comunque spesso, ad una fine tragica.